E’ Domenica (21-04-2024) – 4a Domenica di Pasqua – anno b

COMMENTO AL VANGELO IV DOMENICA DI PASQUA

Nella quarta domenica del tempo di Pasqua, Gesù ci viene presentato nel brano del Vangelo come il buon Pastore.
L’evangelista Giovanni parla di “buon” Pastore perché egli ha in sé quelle qualità che gli permettono di raggiungere pienamente il suo scopo. Il Pastore, infatti, ama molto le sue pecore, al punto di dare la vita perché esse siano salve. Il Pastore, a differenza del mercenario, che non ha alcun legame con il gregge se non quello del denaro, non scappa di fronte a un pericolo che incombe sulle pecore.
La relazione che c’è fra il buon Pastore e le sue pecore non è però unilaterale. C’è uno scambio reciproco fra queste due figure: il pastore conosce le sue pecore e, a loro volta, le pecore conoscono il loro pastore. Gesù, il buon Pastore, ci ama infinitamente, ma noi dobbiamo metterci alla sua sequela. Per non interrompere questo circolo d’amore fra noi e il Padre è necessario approfondire ogni giorno il nostro rapporto con Lui, progredendo sempre più nel nostro cammino, magari a piccoli passi, magari inciampando, ma sempre con il desiderio di migliorarci.
Nel brano, Gesù fa riferimento anche all’universalità del suo messaggio. Egli dice che sarà il pastore anche di “altre pecore, che non provengono da questo recinto”. Non ci sono limiti o barriere all’amore di Dio: tutti possono contribuire a formare quell’unico gregge guidato dal Pastore. L’immagine del gregge non corrisponde, però, ad una omologazione di massa. Al contrario, ciascuno è chiamato a mettere in condivisione i propri doni, ognuno secondo le proprie possibilità, creando un gregge variegato ma unito nell’amore al suo Pastore.

4a Domenica di Pasqua anno b – clicca sopra per leggere la Parola di Dio della domenica

Accompagnati dal Mons. Gianfranco Ravasi vediamo quest’anno, quando possibile, di chiarire e capire alcune frasi che, nei Vangeli, possono creare fraintendimenti o risultare difficili.

LE PAROLE SHOCK DEI VANGELI -3

Quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno lo sa, né gli angeli del cielo, né il Figlio ma solo il Padre (Matteo, 24, 36)
Partiamo da una domanda iniziale che i discepoli rivolgono a Gesù. Egli, sostando davanti al monumentale tempio gerosolimitano eretto da Erode, aveva annunziato la futura rovina di quell’edificio. I discepoli, allora, gli avevano chiesto: «Di’ a noi quando accadranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo» (24, 3). È evidente che, nel loro quesito, essi intrecciano eventi diversi tra loro: la distruzione del tempio da parte dei Romani nel 70, la nuova venuta di Cristo giudice della storia e la fine del mondo. Si concentrano qui alcuni interrogativi che hanno tormentato la Chiesa delle origini e che hanno vari riflessi nel Nuovo Testamento. Queste domande sono usate da Matteo come cornice per il cosiddetto “discorso escatologico”, il quinto e ultimo intervento ampio di Gesù, presente nei capitoli 24-25 di quel Vangelo. Il termine “escatologico” è di matrice greca e indica le “realtà ultime”, cioè la fine della storia ma anche il fine di tutto l’essere. Non si tratta, infatti, di una dissoluzione nel nulla ma di una redenzione, di una salvezza, di una nuova creazione («cielo nuovo e terra nuova», Apocalisse, 21, 1), comprendente il giudizio divino discriminante tra bene e male (si legga Matteo, 25, 31-46, una pagina memorabile che vede Cristo protagonista di questo atto ultimo della storia umana).
Il discorso escatologico di Cristo non vuole descrivere i fenomeni fisici o gli eventi terminali che sigleranno la fine del mondo, anche se in apparenza le immagini usate sembrano inclinare in questa linea. In realtà, si tratta di simboli desunti da una letteratura popolare nel giudaismo di quei secoli, presente anche nella Bibbia col libro di Daniele, e denominata “apocalittica”. Il termine di genesi greca designa una “rivelazione” (si pensi all’Apocalisse di Giovanni): essa ha come meta l’apertura simbolica del sipario sul destino ultimo dell’essere e dell’esistere. Proprio perché essa si affaccia su un ignoto tenebroso, questa letteratura ama segni, visioni, scene che recano impresse sensazioni di terrore o di indecifrabilità. Cristo ricorre a questo apparato non per elaborare previsioni su quell’evento estremo, bensì per creare tensione e impegno nei confronti del Regno di Dio, già inaugurato con la sua venuta ma destinato a raggiungere una meta di pienezza futura, un po’ come aveva fatto balenare nella parabola del granello di senape che cresce fino a diventare un albero (Matteo, 13, 31-32). In questa luce si comprende la frase sorprendente che abbiamo ritagliato da quel discorso. A Gesù poco interessa fare oroscopi sulla fine del mondo oppure sugli antefatti storici: essi sono certamente inseriti nel piano salvifico divino. Egli, invece, nella sua esistenza storica e umana si interessa solo di ciò che riguarda la sua missione, ossia instaurare le basi del Regno di Dio, un progetto di salvezza, di liberazione, di amore che fiorirà pienamente in quell’eternità, destinata a subentrare «a quel giorno e a quell’ora» della fine che il Padre celeste ha disegnato nel suo piano generale di creazione e di redenzione. In questa frase di Gesù brilla, quindi, la sua umanità reale e non fittizia. La divinità, alla quale egli partecipa come Figlio di Dio, sarà invece svelata nella sua risurrezione e nel suo ritorno al Padre.   Gianfranco Ravasi

AVVISI
Lunedì 22 – alle 21 a Massarosa centro ‘Ti ascolto’.
Alle 21 in canonica a Massarosa incontro per il battesimo.
Martedì 23 – alle 18,30 a Bozzano formazione degli animatori Grest
alle 21 in canonica a Massarosa incontro sulla Parola di Dio della domenica.
Mercoledì 24 – a Quiesa alle 20,45 prove Cresima
alle 21 a Gualdo incontro sulla parola di Dio della domenica.
Giovedì 25 – agli Sterpeti alle 11 Messa e benedizione della nuova Ambulanza.
Alle 21 a Quiesa nelle sale parrocchiali, incontro sulla parola di Dio della domenica.
Venerdì 26 – alle 20,45 a Massarosa prove Cresima.
Sabato 27 – dalle 9 alle 10 in canonica a Massarosa incontro del gruppo dei ministri degli infermi.
Alle 9,30 a Bicchio ritiro di 1a Comunione.
Domenica 28 – CRESIME alle ore 16 a Quiesa e alle ore 18 a Massarosa (non c’è la Messa alle ore 18 a Quiesa).

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Il Centro ‘ti ascolto’ necessita urgentemente dei seguenti alimenti:
Minestrina, succhi di frutta, riso, merendine, tonno, olio di semi, latte, marmellata.
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21 aprile 2024 – clicca sopra per leggere il foglietto della domenica in formato pdf

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