12 MAGGIO: ASCENSIONE DEL SIGNORE
DA DISCEPOLI A TESTIMONI
San Luca ci ha lasciato due racconti dell’Ascensione, che presentano lo stesso avvenimento in una luce diversa: nel vangelo il racconto costituisce il finale glorioso della vita pubblica di Gesù; negli Atti L’Ascensione è vista come il punto di partenza dell’espansione missionaria della Chiesa.
In effetti, l’Ascensione costituisce la conclusione di una fase della storia della salvezza e l’inizio di un’altra.
Quel Gesù con il quale i discepoli hanno “mangiato e bevuto” continua la sua permanenza invisibile nella Chiesa. Essa è chiamata a continuare la missione e la predicazione di Cristo e riceve il compito di annunciare il Regno e rendere testimonianza al Signore. Per questo gli angeli, dopo l’ascensione del Risorto, invitano gli apostoli a non attardarsi a guardare il cielo; l’avvenimento a cui hanno assistito non coinvolge solamente loro, perché da esso prende il via un dinamismo universale, “salvifico” e “missionario” che sarà animato dallo Spirito Santo. Per la forza di questo Spirito, il Cristo glorificato e costituito Signore universale, capo del Corpo-Chiesa e del Corpo-umanità attira a sé tutte le sue membra perché accedano con lui e per lui, alla vita presso il Padre.
Anzi, egli stesso anima questi uomini nella loro ricerca di libertà, di dignità, di giustizia, di responsabilità; il loro desiderio di essere “di più”, la loro volontà di costruire un mondo più giusto e più unito. Così la comunità dei credenti, consapevole di aver ricevuto un potere divino, piena di slancio missionario, e di gioia pasquale, diventa nel mondo testimone della nuova realtà di vita realizzata in Cristo Signore.
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