Domenica xxi DEL T.O. ANNO C -LA PORTA STRETTA
La sequenza delle tre letture di questa domenica lascia un po’ perplessi: come conciliare l’universalità della salvezza proclamata dal profeta Isaia (prima lettura) con la severità degli insegnamenti di Gesù (vangelo)? A ben vedere, si tratta di un’apparente contraddizione. Con il rigore dei suoi insegnamenti Gesù non intende mettere in discussione il Regno di Dio, piuttosto vuole sollecitare la responsabilità degli uomini, partendo dal presupposto che la salvezza è sì un dono, che però non invalida la libertà dell’uomo. Ben consapevole che l’uomo può rifiutare il disegno di Dio, il Maestro scuote le coscienze dei discepoli e di chiunque si ponga in ascolto della sua Parola.
Il vangelo ci ricorda con toni estremamente provocatori che non basta “chiamarsi” discepoli di Gesù e non basta nemmeno un’adesione formale ed esteriore ai suoi insegnamenti. Occorre perciò avere il coraggio di decidersi seriamente per Gesù, imparando da lui cosa significa obbedire fedelmente alla volontà di Dio, affrontando il buon combattimento della fede e sforzandosi di entrare per la porta stretta.
E parole severe di Gesù vanno perciò intese non come una profezia di sventura, ma come l’intervento amoroso di un padre che non rimane indifferente dinanzi al cattivo comportamento dei suoi figli, come conferma il principio enunciato nella seconda lettura: “Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre?”.
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