domenica XXII del t.o. anno b – METTERE IN PRATICA LA PAROLA
La scelta di credere comporta una inevitabile tensione tra una fedeltà superficiale ed esteriore a tradizioni fissate dagli uomini e adesione profonda e responsabile alla persona di Gesù e alla sua parola. Questo dilemma pone ogni credente, nel proprio tempo e nel proprio ambiente di vita, in un perenne conflitto tra il “conservare” e il “cambiare” stili e modalità di vivere la fede. Per questo la fedeltà al vangelo di Dio richiede una conversione continua e capacità di andare oltre la sicurezza trovata nel formalismo religioso.
Di fronte alle “tradizioni” nelle quali si può concretizzare, nei diversi tempi e ambienti, la fedeltà al Signore, è sempre il vangelo che aiuta a discernere il vero loro valore. Gesù ci indica oggi un criterio determinante: le tradizioni non devono diventare vuoti formalismi, o addirittura prendere il posto di Dio, ma piuttosto essere un aiuto a conoscere e a fare la sua volontà.
Così insegna anche la prima lettura: accettare la presenza di Dio nella propria vita significa anche assumere uno stile di vita differente da quello di coloro che seguono lo stile di questo mondo. Fede autentica è vivere il presente nella fedeltà alla sua parola.
Nella seconda lettura, inoltre, il messaggio è chiaro: la religione autentica sta nella docilità ad accogliere la parola di Dio con l’amore fatto storia.
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