Vangelo della domenica (8-09-2013)

XXIIIa DOM. DEL TEMPO ORDINARIO:  PORTARE LA CROCE DIETRO A GESU’

Vivere da cristiani non significa più, ormai, lasciarsi trascinare dalla corrente. La testimonianza del vangelo non conta , oggi, sul sostegno di una maggioranza, di un sentire comune. L’ambiente e la gente non ci inducono ad assumere lo stile di Gesù. Anzi, molto spesso contribuiscono con le loro parole e le loro azioni a portarci su altre strade. Ecco perché giovani e adulti sono spesso disorientati. Intendono un vangelo che attira il loro cuore, sono trasformati dall’incontro con il Signore, ma rilevano anche la distanza che li separa dalle scelte che si impongono per mantenere con lui una relazione stabile e significativa.
La formazione (Il catechismo) si limita spesso a trasmettere una “dottrina”, dei riti e delle tradizioni, perdendo di vista fattori determinanti.: la scelta del cammino di fede comporta decisioni difficili, non condivise dai più; . c’è una croce da portare seguendo Gesù, che non corrisponde semplicemente alle situazioni difficili della vita, ma a difficoltà dovute proprio alle scelte di fede. La formazione alla vita cristiana, oggi, deve necessariamente preparare a far fronte a queste difficoltà. Non può più limitarsi all’acquisizione di alcune conoscenze e di alcuni riti. Ci sono dei passaggi difficili con cui misurarsi, delle prove da affrontare.
E’ importante, allora, il desiderio, che costituisce la molla di ogni itinerario di fede. Il desiderio, non il bisogno. Perché quest’ultimo mira ad una soddisfazione immediata, non sopporta l’attesa, la distanza, l’alterità. Il bisogno genera l’idolo: un prodotto umano che dovrebbe assicurare la protezione, la vicinanza, il favore della divinità. Una divinità da poter giostrare a proprio piacere. Il desiderio, invece, sa che la soddisfazione non è immediata e quindi accetta un percorso, una conoscenza graduale che si misura con la diversità dell’altro, senza pretendere di sottometterlo o di manometterlo. Ecco perché nel vangelo di oggi Gesù invita ognuno a “fare bene i suoi calcoli”. La prospettiva è quella di un mondo nuovo di cui i poveri saranno i primi cittadini. Chi si mette in questa avventura incontrerà sicuramente rischi e pericoli, non solo dal di fuori della famiglia e della comunità, ma all’interno stesso di esse. Il suo rapporto con le persone, comprese quelle più vicine, prenderà strade inusitate, che gli altri non condividono e comporteranno, per il seguace del vangelo, critiche e dissensi durissimi. E’ quello che sta già succedendo in molte delle nostre comunità.

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