XXII domenica del tempo ordinario
TRADIZIONI UMANE E
COMANDAMENTI DI DIO
E’ sempre più frequente incontrare, nelle nostre parrocchie, tensioni tra un modello di fede intesa come fedeltà formale e passiva a tradizioni fissate dagli uomini e fedeltà al vangelo di Dio. E’ anche tensione tra conservazione e cambiamento. E’ proprio questa tensione che rende dinamica la vita cristiana, poiché chiede conversione continua e capacità di non fermarsi alla ricerca di sicurezze terrene. Il comportamento di Gesù ci è modello del vivere questa tensione liberatrice.
Il vangelo di oggi ci aiuta a discernere il valore delle tradizioni: per Gesù esse sono valide, solo se non si riducono a vuoti formalismi, se non prendono il posto di Dio, ma aiutano piuttosto a conoscere e a fare la sua volontà.
Di fronte ai farisei che lo criticano perché i suoi discepoli non rispettano alcune disposizioni pratiche e rituali (lavarsi le mani prima di mettersi a mangiare) Gesù oppone un culto esteriore ad un culto interiore che nasce dal cuore. Per gli ebrei il cuore è la sede dell’intelligenza, del discernimento tra il vero e il falso, della scelta tra la vita e la morte, e l’equivalente della nostra coscienza morale.
Gesù afferma che prima delle tradizioni viene la persona e tende a non divaricare lingua e cuore. Gesù va oltre la legge, ma è più esigente di essa. Afferma il primato dell’interiorità sull’apparenza e l’immagine esteriore. Spesso accade, infatti, anche nelle esperienze religiose delle comunità cristiane che le tradizioni umane, perché è umana la loro origine, vanificano l’essenzialità della fede e la ricerca sincera della volontà di Dio.
Nella stessa direzione orienta anche la prima lettura: fede autentica è vivere il presente con la fiducia in Dio e nella fedeltà alla sua parola. Con la sua parola, Dio può operare in noi cambiamenti imprevedibili, a condizione che noi siamo disponibili a cambiare (2° lettura)
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