Vangelo della domenica (28-07-2013)

XVIIa DOMENICA TEMPO ORDINARIO:  COSI’ PREGA IL DISCEPOLO DI GESU’

XVII dom to annocLa preghiera, in ogni religione, è dialogo con Dio. Ma mettere l’uomo in dialogo con Dio può essere anche un rischio. Nella preghiera, l’uomo può snaturare Dio e anche se stesso. Può ridurre Dio a un suo bene di consumo, ad un servo sempre a disposizione, a un facile rimedio alle proprie incapacità e alle proprie pigrizie.. E può ridurre se stesso ad un essere che scarica su un altro le proprie responsabilità.
La preghiera pone un uomo libero, vero, di fronte ad un Dio libero, vero: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere” (1a lettura).. Per il popolo di Israele la preghiera è strettamente legata alla fede: una risposta libera a Dio che si rivela e parla, un dialogo, un’azione di grazie per i grandi eventi che Dio compie per il suo popolo. La preghiera, perciò, è più risposta che domanda.
I salmi sono la grande testimonianza della preghiera  di Israele in cui l’uomo resta se stesso e Dio resta Dio in un autentico dialogo d’amore, un dialogo in cui entra la vita, la storia.
Mosè è la figura di colui che prega. Ma nella sua preghiera entra la storia del suo popolo, l’azione, la politica, la liberazione. E’ una preghiera incarnata, in cui l’attesa e la speranza di un popolo entrano con forza. Egli porta davanti a Dio la situazione politica di un popolo, non come osservatore, ma come realizzatore. Gesù compie la preghiera di Israele. Egli prega con i salmi e con le formule tradizionali del suo popolo e ne crea liberamente altre.
Gesù stesso è la preghiera; nella sua persona avviene il dialogo dell’uomo con Dio. Il vertice di questa preghiera è la sua morte, unico atto liturgico della storia.
Inserito in Cristo mediante il battesimo, come membro del corpo, il cristiano può ringraziare degnamente il Padre, e con Cristo può scoprire il momento vertice del culto dove meno ci si aspetta, nella morte e in tutto quello che esprime la fragilità e la finitezza dell’uomo . La preghiera è un fatto vitale, prima che verbale. Però il momento verbale è un momento necessario ed ineliminabile. La preghiera è nutrimento del rapporto personale con Dio; quando non ci si parla più, o ci si dicono sempre le stesse cose, lentamente si diventa estranei.. Vita e preghiera non sono separate. L’una arricchisce l’altra.

        

 

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