Vangelo della domenica (23-10-2016)

Domenica XXX del t.o. anno C -IL PUBBLICANO TORNO’
A CASA GIUSTIFICATOdom-xxx-to-anno-c

Gesù inaugura con la sua vita e la sua parola, il regno di Dio nel quale trova pienezza il destino dell’essere umano e del cosmo intero: per questo la fede in lui è per noi causa di salvezza.
Egli solo ci conduce all’incontro con il Padre, la cui “giustificazione” è per noi grazia e non conquista. La nostra ricerca di lui può svolgersi solo nell’umiltà del pubblicano, non nell’orgoglio religioso del fariseo: è una ricerca che implica riconoscimento della condizione di creature e accettazione della nostra vulnerabilità, per aprirci fiduciosamente alla sua misericordia. Giustificazione allora significa rinnovamento di noi stessi ad opera di Dio: la fede, infatti, ci rende figli e chiede a noi una vita di figli.


Nel vangelo ci è presentato il contrasto tra la preghiera del fariseo e quella del pubblicano: è un quadro che interpella la nostra immagine di vita “religiosa” e ci pone davanti ad una scelta, quella di intendere la religione come pratica istituzionale esteriore e formale, oppure quella di cercare la salvezza dalla nostra povertà nell’affidarci al Padre,. Secondo il vangelo viene giustificato chi si fida di Dio e non chi fonda la propria sicurezza nelle sue opere.
La metafora a cui ricorre la prima lettura per descrivere la preghiera dell’umile, un grido che penetra le nubi, mostra quale atteggiamento assicura efficacia al pregare: non l’orgoglio che pretende, ma l’umiltà di chi invoca aiuto, consapevole del proprio limite.
Non diversi sono i sentimenti che animano Paolo nella seconda lettura: l’offerta della sua vita, nel servizio alla comunità cristiana, esprime tutta la sua fiducia nel Signore, che solo può liberarlo da ogni male e salvarlo.

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