domenica VI del t.o. anno b -SONO VENUTO A SALVARE I PECCATORI
Anche la liturgia di questa domenica, come la precedente, intende far prendere coscienza della potenza salvifica presente in Gesù, nella sua parola e nella sua azione liberatrice dal male. Il richiamo alla lebbra, nella prima lettura e nel vangelo, diventa anche per noi linguaggio simbolico che ci parla del male onnipresente, in noi e attorno a noi. E ci parla in positivo della possibilità di trovare liberazione attraverso l’incontro con Gesù, che si è fatto carico delle nostre sofferenze per poter manifestare in esse l’amore e la grazia trasfigurante del Padre.
Nel vangelo il lebbroso, incontrato e “toccato” da Gesù nel suo corpo sfigurato dalla malattia, è chiaramente simbolo dell’uomo sfigurato dal peccato. E perciò la sua guarigione è segno della compassione di Dio che Gesù rivela come sua missione verso l’umanità sofferente.
Gesù dunque offre la speranza che contrasta il pessimismo della prima lettura, dove è descritta in termini duri la condizione dei malati di lebbra nell’antichità: essa rendeva il malato persona “impura”, poiché devastandolo nella sua integrità e vitalità fisica diventava segno di un male interiore che lo escludeva dalla comunità.
In certo qual modo possiamo connettere a questo tema anche l’ammonimento di Paolo, nella seconda lettura, contro gli “scandali” che creano divisione nella comunità della chiesa. L’alternativa che può impedire comportamenti escludenti è per lui il “farsi imitatori” di Cristo.
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