E’ domenica (30-08-2020) – XXII domenica del tempo ordinario anno a

DISCEPOLO, UN SACRIFICIO VIVENTE GRADITO A DIO

Il profeta Geremia, nella prima lettura, sperimenta l’emarginazione da parte dei suoi connazionali e, cosa ancora più grave, “il silenzio di Dio”. In questa situazione si interroga sulla sua vocazione e si lamenta con Dio. Il profeta desidererebbe un pò di comprensione, vorrebbe che almeno Dio fosse dalla sua parte, ma alle volte anche Dio sembra assente. Tuttavia i suoi propositi di abbandonare la missione ricevuta sono solo il segno di un momentaneo smarrimento: Dio l’ha sedotto, ha fatto irruzione nel più profondo del suo essere al punto che la Sua parola è divenuta in lui come fuoco divorante: non può non proclamarla.
Il credente, scrive Paolo ai Romani nella seconda lettura, è colui che rinunciando a se stesso si offre interamente a Dio in tutte le sue attività. Vivere da cristiani vuol dire cercare di conoscere la volontà di Dio e fare solo ciò che a lui piace.
La sofferenza e la croce nella vita del cristiano hanno la loro ragion d’essere, ci dice il vangelo, nella partecipazione al mistero pasquale di Cristo, Il cristiano è tale proprio in forza di questa partecipazione che deriva dall’aver accettato Cristo nella propria vita. Seguire Cristo significa seguire il suo stesso cammino, essere disposti a seguirlo nel suo destino di morte e risurrezione.

COMMENTO AL VANGELO

Nella XXII domenica del tempo ordinario, il Vangelo secondo Matteo vede ancora come protagonista l’apostolo Pietro. Il brano fa, infatti, seguito a quello di domenica scorsa, in cui l’apostolo era stato un esempio di fede, una “pietra” su cui edificare la Chiesa.
Le parole che Gesù rivolge a Pietro oggi sembrano, però, assai meno dolci: “Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo”. È necessario, tuttavia, inquadrare il contesto in cui tali parole sono pronunciate. Gesù sta andando verso Gerusalemme e spiega ai discepoli come quella città sarà per lui causa di sofferenze, che lo porteranno addirittura alla morte. Al sentire queste parole, Pietro (umanamente, potremmo dire) è scioccato e si oppone a Gesù. Così facendo, però, lascia che il pensiero terreno, umano, prenda il posto di quello spirituale e divino. Il ragionamento di Pietro è materiale, concreto, “non secondo Dio, ma secondo gli uomini”; non guarda a ciò che sta oltre la sofferenza e la morte: la risurrezione. È per questo che Pietro è di scandalo per Gesù: perché rimane ancorato alle cose del mondo.
Le parole che Gesù pronuncia in seguito chiariscono ancora di più questo aspetto. Mettersi alla sequela di Cristo significa cambiare il proprio modo di pensare e di agire, in modo che la priorità, nelle mille azioni quotidiane, sia Lui. Le cose del mondo, infatti, sono effimere e il successo che abbiamo in questa vita non rappresenta il vero guadagno. Il punto fermo su cui incentrare la nostra esistenza è, invece, il Signore, dal quale ci dobbiamo lasciare sedurre, come il profeta Geremia nella prima lettura.
Con la Parola di Dio come guida che illumina i nostri passi, possiamo sempre più “discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (seconda lettura, Rm 12, 2), anziché cadere nell’errore di Pietro.

XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO- clicca sopra per leggere la parola di Dio

DOPO IL COVID: TUTELA IL LAVORO E IL MONDO

Con lo scoppio del Covid-19, l’umanità si trova ad affrontare una crisi globale senza precedenti. Oltre alla minaccia alla salute pubblica, lo sconvolgimento economico e sociale minaccia le condizioni di vita e il benessere di milioni di persone. Particolarmente vulnerabili sono i milioni di lavoratori che si trovano più in basso nella filiera, tra cui molte donne.
Questa pandemia ha messo a nudo la nostra interdipendenza e ha seminato il caos nelle filiere globali che connettono le fabbriche tra loro oltre i confini nazionali mettendo a nudo il fatto che siamo dipendenti da lavoratori vulnerabili che svolgono un lavoro essenziale il tutto il mondo.
Per affrontare questa crisi la solidarietà tra i membri della famiglia umana è fondamentale. Tutti dobbiamo dare prova di responsabilità gli uni verso gli altri. Molto spesso prevale l’interesse delle multinazionali, che non riescono a fare dei passi in avanti in termini di solidarietà.
Imprese irresponsabili sono state a lungo coinvolte in svariati abusi, evadendo le tasse che potrebbero servire a costruire e mantenere servizi pubblici come ospedali e scuole, inquinando i nostri terreni, l’acqua e l’aria, o violando i diritti umani.
Questo sistema, basato sul profitto e sulla cultura dell’usa e getta deve essere messo in discussione. Come credenti abbiamo il compito morale e spirituale di parlare dell’urgenza di dare un nuovo ordine alle priorità durante e dopo la crisi.
Non mancano studi, ricerche e proposte da parte delle istituzioni internazionali (ONU, UE), ed anche di singoli stati tesi a prevenire i danni e a proteggere le persone e il pianeta dalla distruzione ambientale e dalle violazioni dei diritti umani.
Ma dove si è fatto qualcosa si sono affermati principi la cui applicazione viene affidata alla sola buona volontà., senza alcuna sanzione.
Le leggi dovrebbero riuscire a portare un cambiamenti tangibile per le comunità se includono anche un migliore accesso alla giustizia da parte delle vittime, al fine di rispettare il dovere di protezione da parte delle imprese contro fenomeni come l’accaparramento delle terre, le violazioni dei diritti umani, l’uccisione dei difensori dei diritti umani, il lavoro forzato e infantile, la violenza di genere, il degrado ambientale e la deforestazione.
Il sistema attuale danneggia le persone e il pianeta e noi siamo chiamati ad agire meglio. Dobbiamo imparare dalle esperienze passate e dalla crisi attuale, per mettere la vita al di sopra dei profitti.
La crisi portata dal Covid dovrebbe essere un’opportunità per iniziare una giusta transizione e per costruire un nuovo sistema economico che abbia al centro le persone e il pianeta.

One Reply to “E’ domenica (30-08-2020) – XXII domenica del tempo ordinario anno a”

  1. Riccardo

    Le letture di questa settimana hanno un comune filo conduttore, cioè il nuovo modo di vivere e pensare che deve avere chi decide di condividere la scelta di vita cristiana..
    Quando Geremia ci dice che, nonostante le difficoltà, non può fare a meno di rinunciare al fuoco d’amore per Dio, nonostante la sua scelta comporti ostilità, inimicizia e incomprensioni, viene alla mente quel brano del vangelo in cui Gesù, con la più cruda sincerità, ci avverte che la nostra scelta di seguirlo porterà divisione e rottura nella nostra famiglia, generando ostilità tra i suoi componenti.
    Ma quello che in entrambi i casi sembra suonare contro un monito verso di noi é in realtà l’esternazione di un concetto basilare, cioè che la scelta di Cristo non è necessariamente nè facile nè comoda perchè richiede piena disponibilità ad aprirci e confrontarci con realtà finora ignorate, vuoi per quieto vivere, vuoi per la nostra incapacità di vedere il mondo e le relazioni col prossimo in un ottica che non sia quella della convenienza e del mero interesse personale immediato.
    Cristo ci ama, ci accoglie e ci perdona ma allo stesso tempo ci chiede non solo di scegliere liberamente credenti ma soprattutto se intimamente convinti a cambiare radicalmente : in primis dentro di noi e poi verso gli altri, verso il prossimo, sempre pronti comunque a mettere al primo posto la voce del Padre che tramite la Provvidenza ci parla.Ed il Vangelo di questa domenica esprime lo stesso concetto, un Gesù quasi adirato con Pietro lo invita a non frapporsi tra lui e il Padre, perché la volontà di quest’ultimo travalica i limiti delle cose e della vita terrena ed a tale volontà bisogna conformarsi.
    Questo brano, tra l’altro, mi riporta alla mente altri due passi del Vangelo con simile valenza ; nel primo Cristo ci dice che i morti devono seppellire i morti, lasciando così intravedere la dimensione ultraterrena del suo operato e invitandoci a muoversi in tale ambito.
    Nel secondo afferma che le sue sorelle e fratelli sono tra la folla che lo circonda, il che implica l’allargamento del concetto di fratellanza e socialità a tutta l’umanità, senza limiti o distinguo, in uno sforzo che si concretizzi nell’amore e solidarietà incondizionata verso il prossimo, senza secondi fini.
    Secondo me occorre meditare profondamente sulle letture di oggi, per poterci mettere nella migliore condizione affinchè lo Spirito Santo operi in noi e, a seconda delle nostre inclinazioni e disponibilità individuali, ci si possa trasformare in operatori di pace ed amore : in poche parole fratelli in Gesù Cristo.

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