E’ Domenica (26-10-2025) -30a domenica del tempo ordinario – anno c

COMMENTO AL VANGELO –XXX DOMENICA DEL TEMPO Ord.

Continua, nella XXX Domenica del Tempo Ordinario, la riflessione sul tema della preghiera, iniziata nelle scorse settimane. Il brano del Vangelo secondo Luca, tramite la parabola del fariseo e del pubblicano al tempio, mette in luce un altro aspetto necessario della preghiera: l’umiltà.
I due protagonisti della parabola si recano entrambi al tempio per pregare, ma lo fanno in maniera completamente diversa. Il fariseo, pieno di sé e presuntuosamente convinto di essere nel giusto e per questo superiore agli altri, prega in piedi, in bella mostra. Il pubblicano, un peccatore, rimane più indietro, con il capo chino. Ma la differenza più importante non è esteriore, è nel contenuto della preghiera che i due uomini elevano a Dio. Il fariseo non riesce a distaccarsi da quel suo atteggiamento superbo ed orgoglioso, quindi anche la sua preghiera ruota attorno al suo io. Nelle sue parole parla solo di sé e dei suoi meriti, che derivano dall’osservare alla lettera i precetti, senza però esaminare più in profondità la Parola di Dio. Il fariseo si attiene solamente alle formalità esteriori e dimentica completamente la sostanza. La preghiera del pubblicano è molto più breve, si limita a riconoscere, con cuore sincero, di aver sbagliato e di essere un peccatore; per questo con pentimento chiede perdono a Dio. Sono poche parole, ma sono pronunciate con umiltà e per questo costituiscono una vera preghiera, che giunge efficacemente a Dio. Quello del pubblicano è dunque l’atteggiamento che veramente può mettere in contatto l’uomo con Dio: egli non giudica il prossimo ma riflette sulla propria condizione per cercare di migliorarsi.
Gesù, al termine della parabola, premia infatti l’umile, che sarà sollevato, al contrario di chi ha la presunzione di sentirsi migliore degli altri, che sarà invece umiliato.

AVVISI
Lunedì 27 – a Massarosa alle 21 centro ‘ti ascolto’.
Martedì 28 – alle 21 in canonica a Massarosa incontro sulla Parola di Dio della domenica.
Alle 21 a Bozzano Pro Loco.
Mercoledì 29 – alle 17 Oratorio dei ragazzi: incontro con gli arbitri di calcio. (vedi locandina nell’ultima pagina).
da Maria Agnese al Bertacca, incontro sulla Parola di Dio della domenica.
Giovedì 30 – 20 anni fa P. Franco arrivava a Quiesa: Auguri!
A Bozzano alle 21 al Cimitero Messa per i Fratres defunti.
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Da lunedì 27 alle 20,30 a Bozzano in chiesa ottavario dei defunti.

Per il Centro ‘ti ascolto’ servono latte, tonno, zucchero, passata di pomodoro. Grazie.

Tutti coloro che hanno intenzione di inviare un articolo per il giornalino Incontro di Natale, lo facciano entro il mese di ottobre. Grazie.

2025 26 ottobre – clicca sopra per leggere il foglietto della domenica in formato pdf

2 Replies to “E’ Domenica (26-10-2025) -30a domenica del tempo ordinario – anno c”

  1. Mary Coppolecchia

    XXX Domenica t.o. Anno c

    Anche in questa domenica le letture continuano ad insegnarci il valore della preghiera, cogliendo altri aspetti che riguardano proprio il nostro atteggiamento che il Signore Gesù vuole correggere e incoraggiare.

    Il libro del Siracide , scritto nel 180 avanti Cristo in lingua ebraica da Ben Sira ,un giudeo di Gerusalemme, ci presenta detti proverbiali di alto valore morale soprattutto in riferimento alla Sapienza che il Dio di Israele ha dato al suo popolo, ai premi e castighi che si meritano i suoi fedeli , alle diverse situazioni della vita quotidiana .
    Nel brano di oggi possiamo rilevare tre insegnamenti : il Signore Dio è un giudice imparziale che non si fa corrompere da doni o sacrifici, non guarda in faccia nessuno , come vedremo poi nel brano del vangelo; Egli accoglie soprattutto la preghiera dell’orfano come pure il grido della vedova , chi si rivolge a lui con cuore sincero ; infine proprio in questo versetto è sottolineata la potenza della preghiera del povero che attraversa le nubi e giunge fino all’Altissimo.

    La lettura continuata delle lettere di San Paolo a Timoteo oggi ci fa proclamare una pagina stentorea, memorabile perché l’apostolo confessa che ha terminato la sua corsa , ha combattuto la battaglia ,ha conservato la fede : usa queste parole per descrivere il suo stato d’animo vicino alla morte e indica che ha affrontato le sfide della sua missione, ha perseverato nella corsa spirituale e ha mantenuto salda la sua fede in Cristo . Se uno vuole farsi discepolo di Gesù ha la croce davanti a sé.. Paolo confessa la sua amarezza per essere stato abbandonato da tutti durante il primo processo ma subito non ne fa una colpa a nessuno perché il Signore lo ha sostenuto, la preghiera di questo suo figlio ha attraversato le nubi e ora si sente di poter affrontare il martirio per aver annunciato la buona novella. Il cammino di questo discepolo , pur nella solitudine , è scandito dalla forza che la Grazia di Dio gli dà perché come ha già detto la scorsa domenica “si deve insegnare e annunciare la parola in ogni momento opportuno e meno opportuno” , e lui lo ha fatto ben sapendo che non sarebbe sfuggito alla condanna del tribunale romano ma è felice di poter lodare il Signore e dare gloria al suo nome perché questo lo libererà dalla morte e lo “porterà in salvo nei cieli “.

    Il Vangelo ci presenta due categorie di personaggi che costituivano la società del popolo di Israele i quali si recano entrambi al tempio per pregare.
    Fin dai primi versetti Gesù dice che parlerà ancora con una parabola, cioè sta proseguendo il suo insegnamento su come si deve pregare e questa volta parla di un fariseo e di un pubblicano .Vediamo come si caratterizzano queste due persone .I farisei erano attenti osservatori della Legge , li abbiamo già incontrati nel Vangelo di Luca in riferimento al valore che davano alla ricchezza, pagavano la decima , osservavano il digiuno, le norme igieniche per il consumo dei pasti, con le dovute abluzioni di purificazione, non si contaminavano con i pubblicani che consideravano peccatori, insomma disprezzavano gli altri che non erano come loro e ritenevano di avere il paradiso in tasca perché compivano in modo fedele quello che la legge di Mosé aveva stabilito ma lo facevano passivamente non lo facevano col cuore…anzi più volte Gesù li chiama “ sepolcri imbiancati” come a dire che sotto una superficie candida nascondevano la malvagità e il fetore della corruzione.
    Il pubblicano era un giudeo a servizio dei romani che riscuoteva le tasse dalla sua gente e spesso ci faceva sopra un guadagno personale quindi sapeva di essere un peccatore .Non si avvicina neppure all’altare ma rimane in fondo con gli occhi bassi e battendosi il petto.

    Il Fariseo se ne stava in piedi moltiplicando parole nella sua preghiera , il pubblicano dimostra la sua umiltà , non parla ma si sente giudicato da Dio e riconosce il bisogno di essere perdonato.

    E qui sta la prima osservazione di Gesù: vi racconto una parabola per farvi l’ esempio di uomini che si ritengono giusti impropriamente , si sentono a posto ma in realtà non lo sono ….. e infatti capovolge completamente la situazione dei due uomini…il pubblicano non fu giustiziato per i suoi peccati ma giustificato cioè “reso giusto “ l’altro no..ma Dio che è Padre misericordioso ascolta la preghiera di entrambi i suoi figli però colui che si ritiene giusto non lo ascolta invece il peccatore lo giustifica …dunque ? Cosa ci vuol dire Gesù con questa parabola…
    Il fariseo è ricco di sé, non conta su Dio ma sulla sua osservanza e sulla sua bravura..Il pubblicano si sente bisognoso di cambiamento, sa di non poter pretendere nulla da Dio . Può solo chiedere, conta su Dio non su se stesso : è questo l’atteggiamento che Gesù loda .

    E infine l’ultimo insegnamento di oggi: chi si umilia sarà esaltato…lo abbiamo già sentito sulla bocca di Maria, madre della Chiesa e Madre di Dio …” ha guardato all’umiltà della sua serva”…..” ha rovesciato i potenti dai troni ha innalzato gli umili”…
    Preghiamo il Signore Dio con fiducia e umiltà ,riconoscendo che siamo sue creature, Lui ci custodisce e ci ama come una mamma o un papà che conosce i nostri bisogni , i nostri peccati e ci giustifica, cioè ci perdona …non per i nostri meriti ma perché Gesù ha preso tutte le nostre colpe e le ha schiacciate sulla croce.

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