E’ domenica (14-06-2020) SS.mo Corpo e Sangue di Cristo

PANE VIVO CHE DA’ VITA

Il sacramento del Corpo e Sangue di Gesù è memoria viva della sua Pasqua. Mentre ascoltiamo la sua Parola e spezziamo il suo pane, egli ci fa sentire vivi, ci fa passare dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, dalle tenebre alla luce, per quella forza redentrice di cui chiediamo di sentire i frutti.
La prima lettura invita il popolo d’Israele a non dimenticare, a ricordarsi di tutta la strada che il Signore Dio gli ha fatto percorrere. Dall’umiliazione alla gloria, dalla fame alla sazietà, dalla polvere all’essere rialzati. E’ un cammino lento, di prova, ma che apre alla salvezza. Riflettere sulla vita donata dal Signore significa non dimenticare nessuna tappa, nemmeno la più dolorosa. Quella manna sconosciuta per Israele rimanda inevitabilmente noi, oggi affamati e assetati, alla sua fonte. Dio è la fonte della vita.
Nella seconda lettura l’apostolo Paolo ci propone un invito e ci ricorda un evento. L’invito è quello di “benedire” il Signore attraverso il calice della benedizione. Il gesto liturgico, come sempre, rimanda a una vita, quella di Cristo, donata completamente sulla croce. Corpo e sangue di Cristo sono, per l’apostolo, la fonte della vita dei credenti, fondamento dell’unione con Cristo e tra di noi. Quell’evento, la morte e la risurrezione di Gesù, donano la vita, sempre, a tutti.
Infine, nel vangelo di Giovanni, Gesù chiede che si mangi la sua carne e si beva il suo sangue per “avere la vita”. Non è una pretesa, è un dono senza precedenti che ci permette di vivere. Celebrare la morte e la risurrezione di Cristo, nell’Eucarestia, significa disporsi a vivere per sempre.

Corpus Domini – clicca qui per le letture della Messa

COMMENTO AL VANGELO – SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO

Dopo le solennità dell’Ascensione, della Pentecoste e della Santissima Trinità, celebriamo oggi quella del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo.
Nel brano del Vangelo secondo Giovanni, Gesù ripete molte volte la necessità di mangiare il suo corpo e bere il suo sangue, in quanto sono “vero cibo” e “vera bevanda” e conducono alla salvezza. Mangiare il suo corpo, accostarsi cioè all’Eucaristia, equivale, infatti, a fare proprio Cristo, a renderlo partecipe della nostra vita quotidiana. È per questo che Gesù si definisce “pane vivo”: è vivo perché agisce in noi e ci trasforma. Il pane che riceviamo con il sacramento dell’Eucaristia non è un semplice alimento, perché, se viene accolto con fede, cambia il nostro modo di pensare e di agire, in conformità al messaggio del Vangelo. Non siamo noi a trasformare questo alimento, ma, al contrario, è Lui a trasformare noi.
Gesù si definisce inoltre “pane di vita”, poiché chi mangia di questo pane avrà la vita eterna. È dunque un immenso dono quello che Gesù ci ha fatto, offrendo il suo corpo in espiazione dei nostri peccati. È un atto che dimostra, ancora una volta, il grande amore di Dio per l’uomo. Questo atto di amore noi lo ricordiamo ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa: durante il momento della consacrazione, infatti, il pane e il vino diventano il corpo e il sangue di Gesù Cristo.
Il “pane vivo” che riceviamo con l’Eucaristia deve, quindi, manifestarsi in noi, tramite le nostre azioni. Forti del sacramento ricevuto, dobbiamo a nostra volta portare amore al prossimo e, sul modello dell’amore di Gesù, donare noi stessi. Siamo capaci di fare questo proprio perché riceviamo un dono da Dio e grazie ad esso possiamo poi formare la Chiesa, la comunità dei credenti.

“LAUDATO SI’” E COVID 19

Papa Francesco ha annunciato che a partire dal 24 maggio 2020 al 24 maggio 2021 è istituito un anno speciale dedicato alla celebrazione del 5° anniversario della “Laudato sì”.
In questi tempi di pandemia molte e giuste raccomandazioni sono state fatte per “restare in casa”, non altrettanto è stato fatto per restare nella “casa comune”, quella a cui è dedicata, fin dal sottotitolo, l’enciclica papale.
E’ tempo di riscoprire questa “casa” comune. Lo stesso termine “ecologia” fa riferimento alla casa, oikos. Ma vi fa riferimento anche l ‘economia, così in sofferenza in questo tempo di pandemia. E vi fanno riferimento molti di noi che hanno riscoperto, tra le pareti della propria abitazione, un’inusitata palestra di umanità.
Proprio nel forzato riposo e silenzio di questi giorni la natura si è ripresa i suoi spazi: in alcuni porti si sono visti i delfini, nei boschi i cervi e i daini, e i cinghiali sono arrivati fino nei centri abitati. L’aria che si respirava era pura, l’inquinamento drasticamente diminuito. Sapremo fare tesoro di tutto questo? Non sappiamo cosa ci riserva il futuro e a quali ulteriori fasi (2,3,4…) andremo incontro, ma sapremo ristabilire quell’armonia tra uomo e ambiente che avevamo perso e alla quale Laudato sì ci richiama? Il dopo sarà diverso,ma in che modo?
Molti dicono che la vita non sarà più come prima. Tutti vogliamo tornare in una chiesa affollata, senza prenotazioni e distanziamenti, in un ristorante dove scherzare guardandoci negli occhi, in un parco pieno di bambini schiamazzanti.
Siamo di fronte ad un nuovo paradigma antropologico,nel quale dovranno inserirsi i nuovi stili informatici che la maggior parte di noi ha dovuto, a fatica, acquisire in questa nuova “ecologia del quotidiano” che in tempi non sospetti l’enciclica evidenziava, Forse siamo di fronte a un’inedita forma di inquinamento informatico delle nostre vite e forse stiamo scoprendo inusitate risorse. Dovrà essere proprio la natura a darci la risposta.
E’ tempo, come direbbe l’enciclica, di una “ecologia integrale”, di un rapporto tra uomo e tutto ciò che lo circonda visto non più in termini conflittuali, ma armonici.
Quell’agnello che pascola col lupo dovrebbe apparirci davvero come grande metafora biblica di una ritrovata armonia. Non a caso lo slogan “andrà tutto bene” è iscritto in un arcobaleno.
Il concetto di pandemia indica una dimensione universale del contagio. Ci siamo riscoperti paradossalmente uguali e inermi: ricchi e poveri, forti e fragili, colti e incolti, ci siamo agitati sulla stessa barca in un mare in tempesta. E molti di noi si sono interrogati,come nell’episodio del vangelo, perché il Signore stesse a dormire anziché intervenire.
Abbiamo scoperto una nuova forma di globalizzazione, non più solo economica, anche questa profeticamente additata dal Papa. Ci siamo ritrovati tutti fragili, è stato democratizzato il soffrire, abbiamo globalizzato il dolore. Abbiamo visto il Papa,ieraticamente e tragicamente solitario attraversare piazza S. Pietro deserta per offrire a Dio il grido di dolore di tutta l’umanità e accoglierla nella sua benedizione. Il silenzio di quella piazza è stato anche il silenzio della natura, da un lato piagata e piegata, dall’altro quasi liberata dall’irresponsabile sfruttamento dell’uomo.
Laudato sì, diceva S. Francesco e ci ripete il Papa che ne porta il nome, “con tutte le tue creature”, anche col coronavirus!

2 Replies to “E’ domenica (14-06-2020) SS.mo Corpo e Sangue di Cristo”

  1. Brunella

    È triste non poter partecipare al Corpus Domini Gesù Pane di vita che si dona nell’eucarestia è il dono più bello e più prezioso che si possa ricevere Se sono ammalati Gesù è la salute se sono triste Gesù è la gioia se sono solo Gesù e l’AMICO se sono scoraggiato lui è la Vittoria se sono nel buio lui è la luce se sono nel peccato Gesù è il mio Salvatore ho bisogno di amore Gesù è amore .qualsiasi mia richiesta qualsiasi bisogno c’è una sola parola GESÙ tutto il resto fa parte del mondo e che mondo:egoismo odio gelosia cattiveria abbandono menefreghismo non me ne viene in mente altre ma queste sono sufficienti ci rifaremo il prossimo anno con la processione virus permettendo

  2. Riccardo

    La grandezza della Parola di domenica 14 giugno sta nella semplicità dei simboli che Gesù sceglie per indicare la strada che noi dobbiamo percorrere. Ci dice “mangiate il mio corpo” perchè il maestro, oltre che Dio, è figlio, è carne , è un corpo – apparentemente – mortale ; ma questo invito a cibarsi del suo corpo é in realtà una metafora con la quale ci offre la possibilità di condividere l’insegnamento della sua vita terrena e ci invita a seguirlo osservando il suo insegnamento e ad attivarci affinchè i fatti compendino le nostre intenzioni.
    E il “bere il mio sangue” é la metafora che ci assicura che chi ama Gesù sarà chiamato alla vita eterna : il sangue richiama ad una morte – per cosi dire – terrena, ma é il sangue che ci ha redento tutti dal Peccato originale, é il sangue che ci ha riconciliati con il Padre, é la via che ci permette di superare la morte fisica per vedere la Luce. E qui forse si ribadisce il concetto del passaggio che per il cristiano é rappresentato dalla Pasqua , visto che la parola ebraica “Pashqa” ha appunto tale significato.
    E per finire, ancora una volta si indica la necessità che l’assemblea di Dio, sebbene fatta di molti individui, operi nel nome della coralità dell’ Amore e della Carità che Cristo é venuto ad insegnarci, come anche San Paolo – nella lettera ai Corinzi della domenica di Pentecoste – ci raccomanda di fare, parlando di un corpo unico fatto di molte membra.
    Questa é la Chiesa, fatta da tutti noi, fatta da tanti piccoli “io” che, superando i confini che le nostre menti ristrette si sono date, formino un unico Popolo di Dio

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