E’ Domenica (12-01-2025) – Battesimo del Signore – anno c

COMMENTO AL VANGELO BATTESIMO DEL SIGNORE

A conclusione del tempo di Natale, celebriamo oggi la festa del Battesimo del Signore.
Il brano del Vangelo secondo Luca ci riporta infatti il momento del battesimo di Gesù nel fiume Giordano da parte di Giovanni Battista. Giovanni, come abbiamo ascoltato durante il periodo d’Avvento, ha il compito di preparare la strada per accogliere Gesù, il Messia. Perciò, quando le folle si domandano se sia lui il Cristo, Giovanni fa chiarezza e mette in evidenza come al suo battesimo con acqua ne seguirà uno in Spirito Santo, amministrato da Gesù.
Anche Gesù, tuttavia, si reca al Giordano per farsi battezzare dal Battista, come tutti gli altri uomini presenti, desiderosi di conversione. La liturgia, quindi, come in tutto il tempo di Natale, continua a porre l’accento sull’umanità di Cristo: Gesù è il Figlio di Dio venuto sulla terra per amore dei suoi figli e si fa uomo a tutti gli effetti, condividendo tutte le esperienze umane.
Una volta che Giovanni ha battezzato Gesù, avviene però un fatto straordinario: i cieli si aprono e lo Spirito Santo, simboleggiato da una colomba, scende sul Battezzato. Ecco che allora il battesimo, da gesto simbolico di purificazione solo con acqua fatto da Giovanni, diventa sacramento. Tramite lo Spirito Santo, anche noi tutti che siamo stati battezzati siamo diventati figli di Dio e, per questo, siamo stati chiamati a vivere coerentemente la nostra fede.
A completare il battesimo di Gesù, avviene un altro fatto prodigioso: Dio fa sentire la propria voce per annunciare agli uomini che suo Figlio è in mezzo a loro e che in Lui si compiace. Si compiace in Lui perché si fa umile e, senza alcuna superbia, porta agli uomini la salvezza, che libera dal peccato.

Giubileo 2025 – 1a parte –

Articolo di Renato De Zan (dalla rivista La Vita in Cristo e nella Chiesa)
(…) Dietro alla parola italiana “giubileo” c’è un piccolo giallo. Nel testo ebraico il termine yôbél indicherebbe la tromba ottenuta dal corno di montone e, per traslato, il suono del corno di montone (adoperato come tromba). Grosso modo si può dire che in ebraico il testo suonerebbe più o meno così: “Il cinquantesimo anno sarà per voi un suono di corno di montone”. La dicitura è un po’ buffa, ma gli ebrei la capivano benissimo. Il problema nasce quando san Girolamo traduce il testo ebraico in latino. Il traduttore ha solo traslitterato la parola, latinizzandola: dall’ebraico yôbél è derivato il latino iobeleus. Gli amanuensi, ricopiando il testo di Girolamo, non capivano il vocabolo iobeleus perché il vocabolo non esisteva in latino e, quindi, hanno pensato bene di commutarlo in iubileus, facendolo derivare da iubilum (gioia, allegria, ecc.). Questo errore di copiatura si è trasmesso lungo i secoli, nonostante le varie edizioni che tentarono di correggere gli errori di copiatura (famosa è l’edizione di Alcuino nel secolo VIII). Tra il 1561 e il 1586 vennero insediate tre commissioni – da Pio IV nel 1561, da Pio V nel 1569 e da Sisto V nel 1586 – che si impegnarono a correggere gli errori di copiatura presenti nella Vulgata. Nel 1590 Sisto V pubblicò la prima edizione di questo mastodontico lavoro di correzione. Successivamente, con ulteriori correzioni, papa Clemente VIII pubblicò nel 1593 la Vulgata che, a partire dal 1604, venne chiamata Edizione sistoclementina. In questa edizione si trova ancora scritto l’errore degli amanuensi: «Quia iubileus est et quinquagesimus annus». Sarà la Nova Vulgata a restituire la dicitura originale voluta da Girolamo. Il vocabolo giubileo nasce, dunque, da un piccolo errore filologico.
“Giubileo” nella Scrittura
Nella Bibbia ci sono diversi testi che parlano del “giubileo”. I più importanti sono Lv 25,8-55 e Lv 27,16-24. (…) Isaia, invece, conosce la norma di Lv 25 perché in Is 61,1-3d cita l’anno di grazia, annunciando la liberazione dei prigionieri. Questo testo isaiano verrà citato da Gesù nell’omelia da lui tenuta nella sinagoga di Nàzaret (cf. Lc 4,18-19). La norma di Lv 25,16-24 dice che l’inizio del giubileo era caratterizzato dal suono del corno. Inoltre, durante il giubileo, dovevano essere adempiute tre cose essenziali. La prima riguardava i campi che dovevano essere messi a riposo (a maggese). La seconda riguardava i beni immobili (case e terreni): nell’anno giubilare dovevano tornare al proprietario originale. La terza riguardava la libertà: ogni israelita, diventato schiavo per debiti o per altre ragioni, doveva essere rimesso in libertà.
La terra è di Dio
Di fronte a queste norme, apparentemente semplici, c’è una difficoltà. L’anno sabbatico, anno che ricorreva ogni sette anni, prescriveva il maggese per i campi. Alla fine di sette cicli, nel quarantanovesimo anno, i campi venivano messi a riposo. L’anno successivo, il cinquantesimo, che è l’anno giubilare, i campi permanevano a maggese. Perché questo ampio riposo dei campi? Si trattava di evidenziare un principio teologico: la terra è di Dio, non dell’uomo. In Lv 25,23, infatti, Dio afferma: «Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e inquilini». Se il maggese era il dato evidente che la terra era di Dio, la Scrittura enunciava anche il principio che ne deriva: la terra deve tornare al suo proprietario originario. Era un tentativo di ripristinare la situazione della divisione della terra fatta da Giosuè, quando gli Ebrei – dopo l’Esodo – entrarono nella Terra Promessa: «Ora dunque, distribuisci questa terra…. così fecero gli Israeliti e si divisero la terra» (Gs 13,7; 14,5).
Tutto questo è teologicamente notevole, ma gli Ebrei cosa mangiavano nel cinquantesimo anno? Il testo di Lv 25,20-22 cerca di dare una risposta dicendo che Dio avrebbe disposto al sesto anno (dell’anno sabbatico) un raccolto abbondante che sarebbe stato sufficiente per tre anni: «Io disporrò in vostro favore la mia benedizione per il sesto anno e la terra vi darà frutti per tre anni» (Lv 25,21).
L’anno di grazia del Signore
Si può notare come già gli scrittori sacri avessero individuato un problema non facile per l’anno giubilare. A questa difficoltà se ne associa una seconda. Passando in rassegna i libri dell’Antico Testamento non si trova una sola testimonianza della pratica reale, storica, dell’anno giubilare. I libri storici non ne parlano e nemmeno i libri sapienziali. L’unico libro profetico – come già visto – che ne fa cenno è il Trito-Isaia. In questo caso l’anno giubilare non è “praticato”. È, ancora una volta, solo “annunciato”.
Gli specialisti concludono che questo anno giubilare costituisce solo una specie di profezia: ci sarà un tempo voluto da Dio in cui avverrà la liberazione dell’uomo da qualunque schiavitù (peccato, malattia, morte, schiavitù, ecc.), compresa quella del possesso e della ricchezza. Sei secoli dopo l’esilio, nella sinagoga di Nàzaret, Gesù riprende il brano di Is 61,1-3d: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a pro
clamare ai prigionieri la liberazione e
ai ciechi la vista; a rimettere in libertà
gli oppressi, a proclamare l’anno di gra
zia del Signore» (Lc 4,18-19).
«L’anno di grazia del Signore» è l’anno giubilare. Il tempo messianico è il momento in cui la profezia veterotestamentaria di Lv 25 si avvera nella sua totale pienezza. Gesù stesso ne dà conferma: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi» (Lc 4,21). Il tempo del Messia è il tempo della misericordia: «Non sono i sani – dice Gesù – che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,12-13; cf. Mt 12,7). Il Giubileo, dunque, è prima di tutto l’anno di grazia che Gesù Cristo propone a tutti coloro che sentono il bisogno di conversione e di perdono.

Avvisi
Domenica 12 gennaio – oggi è la festa del Battesimo del Signore e termine del tempo di Natale.
Martedì 14 – alle 21 in canonica a Massarosa, incontro sulla Parola di Dio della domenica.
Giovedì 16 – alle 21 nelle sale Parrocchiali di Quiesa, incontro sulla Parola di Dio della domenica.
Sabato 18 – dalle 9 alle 1o in canonica a Massarosa incontro dei ministri degli infermi per preparare la visita pastorale del Vescovo.
Alle ore 17 a Bozzano celebrazione del Battesimo a due bambini.
Lunedì 20 – a Massarosa alle 21 riunione del Centro ‘ti ascolto’.

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Le amiche per le missioni ringraziano di vero cuore tutte le persone che hanno comprato i loro manufatti nei vari banchetti, Contribuendo così a raccogliere nell’anno 2024 circa 6.435,00 euro. Questi soldi aiuteranno tante persone in difficoltà sia vicini a noi che lontani. Grazie della vostra grande generosità che ci sprona ad impegnarci sempre di più, mettendoci tutto il nostro cuore che incontrerà il vostro per dare sempre sostegno ai più bisognosi.

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Il Centro ‘ti ascolto’ ha bisogno di succhi di frutta, latte e tonno.

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Sono aperte le prenotazioni per la cena agli Sterpeti dell’1 febbraio 2025 in occasione della Visita Pastorale del nostro Vescovo. Per le prenotazioni (da fare entro il 29 gennaio) telefonare a
Enrica 329.0068110,
Roberta 0584.939651
o Graziella 379.1001295

Quota della cena € 20,00

2025 12 gennaio – clicca sopra per leggere il foglietto della domenica in formato pdf

One Reply to “E’ Domenica (12-01-2025) – Battesimo del Signore – anno c”

  1. Mary Coppolecchia

    Battesimo di Gesù

    Sei tanto grande Signore, mio Dio!
    Sei rivestito di santità e di splendore..
    Quante sono le tue opere, Signore!

    Con queste parole del salmo rendiamo grazie per la grandezza che ci viene mostrata in tutte le sacre scritture di oggi.
    La madre chiesa ci propone fin dal profeta Isaia come siamo chiamati a preparare il regno qui e ora, ascoltando la voce che proclama la venuta di Gesù , che abbassa le colline e alza le pianure per rendere la strada facile e abolire le difficoltà del cammino.
    Isaia ci consegna l’immagine di un pastore che guida il suo popolo e con il suo braccio lo raduna, porta gli agnellini sul petto e conduce con dolcezza le loro madri.

    Questa salvezza annunciata dai profeti tanti secoli prima della venuta nel mondo di Gesù, si definisce sempre di più nelle parole di S. Paolo a Tito.
    Siamo invitati a vivere con sobrietà, giustizia e con pietà rifuggendo l’inganno, i desideri mondani. Per vincere tutte le nostre incoerenze, le nostre azioni sbagliate, le nostre cadute ,S. Paolo ci conforta perché ci dice che il Figlio, l’ amato, colui che vuol fare di noi un popolo puro verrà, e giustificherà la nostra salvezza con la misericordia del Padre che ci riscatta nel suo Figlio. Quindi non per i nostri meriti siamo salvati ma per il grande amore che il Padre celeste ha verso chi ha generato e che vuole per lui ogni bene.
    La sola risposta che il Padre ci chiede è credere in Lui, affidarci a Lui, nella libertà e senza obblighi.
    Nel Vangelo di Luca possiamo pregustare quello che le letture ci hanno già preannunciato.
    Il signore Gesù compie come tutti gli ebrei osservanti il rito del battesimo e va da Giovanni che predicava la conversione pur dicendo che lui non era il messia e neppure era degno di sciogliere i lacci dei sandali a colui che sarebbe venuto a portare un battesimo di salvezza ,” in Spirito Santo e fuoco”.
    E qui per la prima volta il Padre si manifesta . Avverrà anche sul monte Tabor, durante la Trasfigurazione..
    I cieli si aprono, Dio Padre parla e si compiace di questo figlio che in obbedienza accetta di venire a riscattare nel battesimo del Giordano i peccati di tutti gli uomini anche i nostri. Li prende su di sé per sempre.
    È un amore grande, gratuito, misericordioso.
    Del resto anche noi mamme e papà che abbiamo generato figli e figlie sappiamo come siamo sempre pronti a perdonare, correggere i loro sbagli e ci compiaciamo per i loro successi e le loro capacità.
    Molto di più il Padre celeste ci ama e ci dona il suo Figlio che con lo Spirito Santo apparso sotto forma di colomba ci accompagna e ci sostiene con i suoi doni.

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