Atualità (20-12-2015)

LA MISERICORDIA, UN TEMA FONDAMENTALE PER IL NOSTRO TEMPO

Due papi della seconda ,metà del XX secolo hanno chiaramente riconosciuto ed esortato a porre al centro della predicazione e della prassi ecclesiale la misericordia. Giovanni XXIII, il papa buono, fu il primo a parlare in questo senso. Già dal suo diario spirituale si trovano molte considerazioni sulla misericordia di Dio. Essa è per lui il nome e l’appellativo più bello che possiamo dargli, e le nostre miserie sono il trono della sua misericordia. E cita il salmo 89: “Canterò per sempre la misericordia del Signore”.
L’11 ottobre 1962, per l’inaugurazione del concilio Vaticano II, disse che il concilio non si proponeva solo di ripetere , professare e confermare la dottrina tradizionale della chiesa. “La chiesa si è” sempre “opposta” agli errori, “spesso li ha anche condannati con la massima severità. Ora tuttavia la sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia piuttosto che della severità”. In tal modo egli intonava una nuova musica, che indusse molti a prestare ascolto e che avrebbe continuato a far sentire i suoi effetti nel corso del concilio. Tutti e sedici i documenti conciliari non vollero rompere con la tradizione, ma inaugurarono un nuovo stile nella predicazione e nella vita della Chiesa e riconobbero il nesso tra misericordia e verità. Giovanni XXIII caratterizzò questo nuovo stile parlando del fine pastorale del concilio.
Sul termine “pastorale” molto si discusse durante e dopo il concilio, e non mancò neanche qualche fraintendimento. Da allora il tema della misericordia è diventato fondamentale non solo per il concilio, ma per tutta la prassi della chiesa postconciliare.
S. Giovanni Paolo II portò avanti e approfondì questo tema. Nella sua seconda enciclica, Dives in misericordia (Ricco di misericordia, 1980), ricorda che la sola giustizia non basta, perché la massima giustizia può essere anche la massima offesa. Agli inizi del nuovo millennio (20 aprile 2000) canonizzò la suora e mistica polacca Suor Faustina, affermando che questo messaggio doveva essere come un raggio di luce per il cammino degli uomini nel terzo millennio.; e proclamò la domenica dopo Pasqua giornata della divina misericordia; e proprio in questo giorno, il 2 aprile 2005, tornò alla casa del Padre. L’allora card. Ratzinger, alla celebrazione dei funerali, ebbe a dire: “Egli ha interpretato per noi il mistero pasquale come il mistero della divina misericordia”.
E il 18 aprile dello stesso anno nella celebrazione eucaristica dell’inizio del conclave disse: “Ascoltiamo con gioia l’annuncio dell’anno della misericordia: la misericordia divina pone un limite al male, ci ha detto il santo padre. Gesù Cristo è la misericordia divina in persona: incontrare Cristo significa incontrare la misericordia di Dio. Il mandato di Cristo è divenuto il mandato nostro attraverso l’unzione sacerdotale: siamo chiamati a prolungare – e non solo a parole, ma con la vita e con i segni efficaci dei sacramenti – l’anno della misericordia del Signore”.
Benedetto XVI, poi, in due sue encicliche Deus caritas est (2006) e Caritas in veritate (2009) ha ulteriormente approfondito l’argomento, concretizzandolo alle nuove sfide dei nostri tempi.

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