LA NOIA DELLA FEDE
Il cristianesimo, da noi, non è più solido, avvincente e convincente. Molti lo vedono distante dai problemi e le preoccupazioni di ogni giorno, i ragazzi e i giovani lo vivono come un’inutile suppellettile della loro vita. Si considera Dio ininfluente rispetto agli eventi umani e l’esperienza cristiana appare come sorgente di tristezza e rinuncia alla propria umanità.
In realtà, questi limiti non sono del cristianesimo in sé, che invece in altre zone del mondo sa attrarre gente e giovani, ma del modo di annunciarlo e testimoniarlo delle nostre chiese di Occidente e delle nostre comunità.
La Chiesa, da noi, appare smarrita, stanca e tentata di chiudersi in schemi sicuri oppure di ammorbidire la proposta evangelica. Essa sembra affetta da almeno tre mali: 1. il verbalismo: troppe parole umane, mentre forse sarebbe più utile il silenzio della riflessione, dell’ascolto e della preghiera; 2. l’estetismo, cioè il prevalere dell’immagine esteriore, anche nel culto, sulla fede 3. il moralismo come eccesso di rigidità, dimenticando che la morale è conseguenza e non premessa della fede. Solo una Chiesa umile, pluralista, misericordiosa, affettuosa, fiduciosa e coraggiosa può far dire con Paolo VI: “Non si finirebbe mai di parlare di Gesù, tanto è avvincente, per meglio conoscerlo e teneramente amarlo”.
Il problema è che spesso, invece di seguire la Parola del Vangelo, i cristiani si lasciano prendere dalla cultura del mondo. Ad esempio, ci si va gradualmente abituando alle brutture morali, alla superficialità e alla passività. Insicuri, frettolosi e sempre più ingolfati di cose e di impegni, si rischia di stringere tra le mani il nulla, diventando nani spirituali, spenti nell’anima. L’anelito ad amare e ad essere amati si è tramutato in competizione, conflitto e rancore; la vita di coppia si è ridotta a contratto a tempo; le relazioni interpersonali sono inquinate dalla legge “usa e getta”.
Gandhi affermava che l’uomo ha sette modi per autodistruggersi: 1. la politica senza principi; 2.la ricchezza senza lavoro; 3. l’intelligenza senza sapienza; 4. gli affari senza la morale; 5. la scienza senza umanità, 6. la religione senza fede; 7. l’amore senza il sacrificio di sé.
La fede annoia quando la separiamo dalla vita, diventa insignificante quando la si vive come adattamento alle consuetudini, oppressiva quando è vista come obbligo.