Attualità (27-09-2015)

LAUDATO Sì
Guida alla lettura (seconda parte)

Nel secondo capitolo Francesco riprende alcune argomentazioni che scaturiscono dalla tradizione giudeo-cristiana. Lo fa con grande rispetto delle posizioni di tutti: “ Dovremmo riconoscere che le soluzioni non possono venire da un unico modo di interpretare e trasformare la realtà. E’ necessario ricorrere anche alle diverse ricchezze culturali dei popoli, all’arte e alla poesia, alla vita interiore e alla spiritualità…” (n. 63). Vengono così presentate la testimonianza dei racconti biblici, le sfide poste dal mistero dell’universo, la rilevanza di ogni creatura nell’economia di tutto il creato, l’urgenza di una comunione universale, la consapevolezza teologicamente fondata della destinazione comune dei beni, fino alla presentazione dello sguardo di Gesù sul mondo e l’umanità che lo abita. e ricorda che i testi bilici, letti “nel loro contesto, con una giusta ermeneutica… ci invitano a coltivare e custodire il giardino del mondo (cfr Gen 2,15). Mentre coltivare significa arare o lavorare un terreno, “custodire” vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare. Ciò implica una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura” (n. 67).

Nel terzo capitolo si approfondiscono le radici della situazione attuale, in modo da coglierne non solo i sintomi, ma anche le cause più profonde. Il papa osserva: “Mai l’umanità ha avuto tanto potere su stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene, soprattutto se si considera il modo in cui se ne sta servendo” (n. 104). Un grande rischio sta nella mentalità che la grande crescita tecnologica ha contribuito a diffondere.: “ciò che interessa è estrarre quanto è possibile dalle cose attraverso l’imposizione della mano umana, che tende a ignorare e dimenticare la realtà stessa di ciò che ha dinanzi. Per questo l’essere umano e le cose hanno cessato di darsi amichevolmente la mano, diventando invece dei contendenti” (n. 106)- Si è fatto strada nelle coscienze “un sogno prometeico di dominio sul mondo che ha provocato l’impressione che la cura della natura sia cosa da deboli. Invece l’interpretazione corretta del concetto dell’essere umano come signore dell’universo è quella di intenderlo come amministratore responsabile” (n. 116). A questa responsabilità si oppone il relativismo pratico, che dà priorità agli interessi contingenti e trascura le prospettive di lungo termine. Un giusto senso di responsabilità viene favorito dall’attenzione alla dignità del lavoro: “In qualsiasi impostazione di ecologia integrale, che non escluda l’essere umano, è indispensabile integrare il valore del lavoro”.

Nell quarto capitolo il papa propone un’ecologia che integri il posto che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda. Partendo dal principio che “tutto è connesso” (n. 138), ne deduce che la natura non può essere considerata ”come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati. Le ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà” (n. 139).
E’ necessario cercare soluzioni integrali, “ che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura” Ne consegue l’inseparabilità dell’ecologia ambientale, economica e sociale dall’ecologia culturale, che investe le mentalità e richiede il rispetto oltre che della natura anche del patrimonio storico, artistico e culturale di una comunità o di un popolo, spesso ugualmente minacciato (n.143), e dall’ecologia della vita quotidiana, che coinvolge ogni abitante del pianeta nelle sue abitudini e nei suoi comportamenti. Papa Francesco propone una “teologia della città” : “E’ necessario curare gli spazi pubblici, i quadri prospettici e i punti di riferimento urbani che accrescono il nostro senso di appartenenza, la nostra sensazione di radicamento, il nostro “sentirci a casa” all’interno della città che ci contiene e ci unisce” (n. 151). (continua sul foglio di domenica prossima)

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