Attualità (26-06-2016)

LA VIA DELLA CONCRETEZZA:
PER UNA NUOVA ESPERIENZA DI CHIESA

Con il Sinodo, esso stesso un cammino aperto, che ha coinvolto tanti, papa Francesco ha inteso sospingere la chiesa a una nuova conversione che, nascendo da una visione di Dio, padre misericordioso che ama i suoi figli senza stancarsi, parta dalla concretezza della vita per imprimerle il dinamismo della fede. In questo modo, si estende lo spazio e dilata il tempo.
Lo spazio di una chiesa in uscita (“esodo”), che va incontro, che non si preoccupa dei suoi confini perché sa di essere proiettata verso ogni singolo uomo. E che per questo non è una dogana, dove il diritto di ingresso viene dalla certificazione di tutta una serie di requisiti, ma una madre che abbraccia, cioè che definisce la propria identità nella capacità di accoglienza, di ascolto, di accompagnamento. Capace di riconoscere la complessità culturale associata alla sua dimensione mondiale, che implica il lavoro faticoso ed entusiasmante di dialogare con le diverse culture, con le diverse persone.
Uno spazio che prende la sua forma in rapporto al tempo che, come ricorda la Evangelii gaudium (n. 222), gli è superiore. Per questo il Sinodo, durato due anni e fatto di ascolto, discussione, confronto, discernimento, si è preso il tempo: non per arrivare a fissare nuovi criteri rigidi, ma per rimettersi in cammino. L’Amoris Laetitia è piena di rimandi a osservazioni nate proprio da quel paziente lavoro.
E’ questo il modo con cui papa Francesco pensa debba essere governata la chiesa: come una famiglia. All’opposto del decisionismo e dell’efficientismo a cui siamo ormai abituati, il papa si pone come guida credibile di un “camminare insieme”. In una visione dinamica dell’esistenza, dove il pensiero è, in certa misura, sempre “incompleto”, e proprio per questo costitutivamente dialogico: il che implica non dare mai per scontato non solo ciò che pensa l’altro, ma anche quello che noi stessi sappiamo, per poter fare un cammino insieme. Così anche la Misericordia non è un atto burocratico, un’amnistia, ma l’amore che ci provoca e ci sollecita a tenere insieme ciò che sarebbe destinato a perdersi, a frammentarsi.
Ne deriva una chiesa che non si ferma all’atto del peccato, ma che fa di un desiderio condiviso di salvezza la propria bussola.

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