NUOVE RELAZIONI NELLACHIESA
Il problema della comunicazione della fede ai non credenti oggi non riguarda più solo uomini e popoli non ancora raggiunti dalla predicazione cristiana: anche dentro la comunità cristiana, della quale nessun battezzato può essere ritenuto estraneo, fino a che non sia egli stesso a chiedere di essere considerato tale, ci sono persone incerte nella loro adesione alla fede e altre che di fatto hanno abbandonato nella loro pratica di vita ogni riferimento alla fede e alla chiesa.
L’atteggiamento tradizionale della chiesa, ancora persistente in non pochi cristiani, è semplicemente quello della condanna. L’evento dell’abbandono della fede è un dato eminentemente soggettivo: il soggetto ha scelto da sé, liberamente, di abbandonare la comunione della fede, e la chiesa dovrà domandarsi il perché, e interrogarsi sulle sue mancanze e contraddizioni. La comunità non dovrebbe ritenere irrilevante, per la giusta stima che ha anche per il non credente, il fatto che la persona con cui essa si rapporta non gode, o non gode più della ricchezza della fede e della partecipazione alla vita della chiesa. La riproposta della fede e della vita ecclesiale a chi ne è sempre stato estraneo, o se ne è emarginato, resta un serio compito di ciascuno e di tutti i fedeli.
Di conseguenza la chiesa, nella sua veste pubblica, a partire dalle sue celebrazioni liturgiche, dovrà mostrarsi accogliente verso tutti e saper dire parole di rispetto e di proposta esplicita della fede ai molti che, in alcune particolari celebrazioni, come ai matrimoni e ai funerali, si rendono presenti, non per una loro partecipazione personale alla fede che vi si professa e vi si celebra, ma per la relazione che li lega agli sposi o al defunto e alla loro famiglia.
La buona tradizione pastorale delle parrocchie, inoltre, ben conosce infinite iniziative di carattere culturale, sociale e ricreativo, capaci di creare grandi spazi di fraternità che, se vengono offerti non solo ai partecipanti abituali alla vita parrocchiale, ma a tutti, con una particolare attenzione alle persone di altra religione o non credenti, diventano luoghi di comunicazione ampia di molti aspetti della vita con la quale si intreccia l’esperienza della fede e della sua comunicazione a coloro che non la condividono.
Solo il superamento di una tradizione di discriminazione da sostituire con una prassi di fraternità e accoglienza può dare alla chiesa il suo autentico volto, dal quale traspaia il mistero della salvezza portato da Gesù Cristo al mondo.