Attualità (23-12-2018)

LA RIVOLUZIONE DEL VANGELO DEL NATALE

L’evangelista Luca comincia il suo vangelo a Gerusalemme e nel tempio, parlando di Zaccaria, a cui appare l’angelo Gabriele, lo stesso che poi annuncia a Maria la vocazione di madre del Messia. Gabriele, il cui nome significa “la mia forza è Dio” è lo stesso angelo che, secondo la Bibbia, aveva spiegato al veggente Daniele le sue visioni. Secondo la tradizione islamica, fu l’angelo Gabriele ad apparire al profeta Maometto alla Mecca e a far discendere su di lui la rivelazione. Secondo il Corano. “dichiarò veri i messaggi anteriori (quelli di Mosè e Gesù ndr) come orientamento e annuncio per i credenti” . Durante il Ramadan, il mese sacro dei musulmani, le porte del cielo si aprono e l’angelo Gabriele chiede a Dio benevolenza per tutti”. E’ bello vedere nel primo annuncio del Natale di Gesù un messaggio che unisce il giudaismo, il cristianesimo e l’islamismo.
Questo messaggio porta a Maria una parola sorprendente, confermata dal segno della gravidanza di Elisabetta. Subito Maria parte per le montagne della Giudea, e quando Elisabetta riconosce che “la madre del Signore è venuta a visitarla”, Maria proclama nel Magnificat che Dio avrebbe trasformato le relazioni umane, e che le situazioni si sarebbero rovesciate. Così come per Maria è stato difficile credere “che si sarebbe realizzato tutto quello che il Signore aveva annunciato”, non è facile neppure oggi, nel travaglio attuale, credere che i poveri possano sperimentare la loro liberazione. Il vangelo racconta l’incontro di Maria ed Elisabetta come se lì già si manifestasse lo Spirito Santo in modo nuovo e ci desse un primo segno di questa trasformazio9ne del mondo.
Commentando questo vangelo in una prigione nazista, il pastore Dietrich Bonhoeffer dice. “La promessa di Dio si realizzerà. Con Dio non si scherza. Quando egli dice che rovescerà i potenti si riferisce ai grandi che esercitano il potere nel mondo, ma anche a noi, che abbiamo sempre qualche piccola parte di potere da perdere”. Il rovesciamento dei potenti e l’innalzamento dei piccoli, sarà segno di questo avvento di Dio. La decisione di Dio è presa, e noi dobbiamo farla nostra. Celebriamo questo Natale pieni di coraggio e fiducia nel Signore, lasciando risuonare in noi le parole di Elisabetta a Maria: £Felice tu che hai creduto, perché si compia quello che il Signore ti ha annunciato”.
La rivoluzione che il vangelo vuole realizzare anche oggi, chiede la nostra collaborazione. Il cristiano ,o è il portatore di Dio, o diventa importatore di attaccapanni per appendervi gesti, riti e consuetudini che non incidono nella storia.
La vivacità coraggiosa e profetica di Maria ed Elisabetta si scontra con la nostra stanchezza rassegnata, l’incapacità di progettare, la pochezza delle nostre aspirazioni, la rinuncia a pensare e a desiderare in grande. Celebrare il Natale per le nostre comunità vuol dire cantare la nostra fede con Elisabetta che sa benedire, con Maria che sa credere, con Giovanni che sa danzare, con Gesù che sa incarnare il poema dell’amore infinito e universale del Messia.

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