attualità (2-12-2018)

SICUREZZA E MIGRANTI

Nel corso di questa settimana ha visto l’approvazione definitiva, a suon di fiducia, la legge promossa dal ministro dell’Interno sulla sicurezza. Una bandierina leghista piantata sul tema immigrati, come mantenimento delle promesse fatte in campagna elettorale.
Molti, e non solo tra coloro che stanno all’opposizione, dicono che gli effetti di questa legge saranno peggiori del “male” che si vuole curare. Ma poco importa a chi bada più ai consensi elettorali che al bene comune e all’affermazione dei diritti e dei valori.
La gran parte dei cittadini attende indolente in una sorte di “letargo di civiltà”; spettatori passivi di un continuo regredire dell’Italia nell’ambito dei diritti umani e civili.
In alcune città qualche segno di risveglio si è manifestato, tentando di rallentare un’accelerazione di barbarie che corrode il Paese. “L’Italia non si lega” e “Esiste una sola razza, quella umana” sono gli slogan più ricorrenti nelle manifestazioni che già prima dell’approvazione della legge erano state organizzate a Roma e in altre città.
Il dibattito riguarda anche i cristiani e le loro comunità, che nonostante i ripetuti inviti di papa Francesco all’accoglienza, in una certa parte, più che seguire il vangelo “secondo” Matteo, “assecondano” l’altro Matteo, difendendone le idee e l’operato. Qualcuno, come don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità di Milano, che il 12 gennaio sarà ospite della nostra Comunità Pastorale proprio per parlarci di questi temi, ha invitato i cristiani a mettere in atto “atti di disobbedienza civile”. In un’intervista a Famiglia cristiana il prete milanese ha affermato: “Sul tema dell’accoglienza dei profughi e dei richiedenti asilo avremmo auspicato un dibattito serio, aperto e plurale, che valorizzasse il Parlamento, con competenze, studi, riflessioni, con uno sguardo sociale e con coraggio culturale, capace di analisi, guardando alla realtà di quanto accade, senza ideologie, generalizzazioni e slogan”.
Cresce costantemente la sensazione di minaccia alla sicurezza e all’ordine pubblico legata al fenomeno migratorio. Percezione che dipende anche dai mezzi di informazione che danno ampio spazio ai fenomeni migratori, alla criminalità e alla sicurezza, mentre parlano poco e spesso in maniera negativa delle esperienze di aiuto e di accoglienza.
Una cattiva informazione che punta all’emotività, banalizza fenomeni seri e complessi, e genera solo rabbia sociale.

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