Attualità (16-11-2014)

PAROLE CHE UCCIDONO

E’ un tema che abbiamo già trattato, ma che ora torna di attualità grazie alla campagna di alcuni organi di stampa di ispirazione cattolica, tra cui Avvenire e Famiglia Cristiana, patrocinata anche dal Senato della Repubblica e dalla Camera dei Deputati: “Anche le parole possono uccidere. No alla discriminazione. L’altro è come me”.
“Ladra”, riferita a una donna zingara; “negro”, riferito a una persona dal colore della pelle diverso dal mio; “terrorista” riferito a un arabo o ad un musulmano; “ciccione”, riferito ad un ragazzo un po’ obeso, “comunista”, riferito a chi si impegna verso i più poveri… e potremmo continuare. Sono parole che circolano anche nell’ambito della comunità cristiana, su bocche che accolgono anche il corpo di Cristo.
Anche le parole possono uccidere, umiliare, creare muri ed emarginare. Le parole corrono lungo le canne di pistole fratricide. Appesi come idioti alla fabbrica delle chiacchiere pacchiane, sbavando ad ogni urlata insensata, sbattuta sul muso di noi ascoltatori acritici e indifferenti. Il progetto vuole ridare dignità alla parola, invitando tutti a farne un uso rispettoso e accogliente.
La cafoneria, la strafottenza, le offese di cui è pieno il mondo della “brava gente” aprono spesso ferite insanabili. Ne incontro tante tra i giovani delle comunità di accoglienza, figli di nessuno o di qualcuno che, invece di custodirli, li ha buttati sulla strada o sul marciapiede.
Se poi i cafoni sono i politici e gli uomini in doppiopetto sempre presenti nei salotti della televisione e dei mezzi di comunicazione, la campagna ha ancora più valore e significato. Oggi sempre più spesso c’è bisogno di parole buone, capaci di spezzare le catene e di abbattere i muri.
Quando Dio ci ha donato la parola, avrà pensato che i bianchi avrebbero ingiuriato i neri, che i ricchi avrebbero deriso i poveri, che i cattolici si sarebbero dimenticati di essere tutti figli dello stesso Padre? Penso di sì, perché nel vangelo ci ha detto: “Sia invece il vostro parlare sì, s’; no, no, il di più viene dal maligno”.

LE SUORE “FIGLIE DI MARIA REGINA DEGLI APOSTOLI”

Da più di tre anni è in mezzo a noi una piccola comunità di due suore provenienti dalla regione del Kiwu, Congo, Africa. Nella nostra Comunità pastorale collaborano nella evangelizzazione e nella catechesi, nella pastorale degli infermi e curano la casa parrocchiale e il servizio dei preti. A Bozzano collaborano nella catechesi ai bambini e alle famiglie. La congregazione, fondata nel 1932 in Congo, nella diocesi di Bukavu, è diffusa in alcune diocesi della zona orientale del Congo e in Rwanda, dove le suore gestiscono scuole materne, elementari e medie, si prendono cura dei malati, degli orfani e di persone in difficoltà con varie opere sociali e caritative, hanno progetti per l’emancipazione femminile e sono impegnate nella evangelizzazione, nella catechesi e nella pastorale delle diocesi e delle parrocchie.
Fuori dall’Africa hanno tre piccole comunità in Italia: una a Lavaiano, in provincia di Pisa, una a Massarosa e una, avviata recentemente, in Sicilia, a Gioiosa Marea, provincia di Messina.
La loro spiritualità è quella del Cenacolo: la perseveranza, insieme con gli Apostoli. nella preghiera, l’annuncio e la testimonianza del vangelo, lavorando nella vigna del Signore, seminando il buon grano della parola di Dio là dove la chiesa le invia.
Come riconoscenza e comunione con tutta la congregazione, sabato 15 e domenica 16 novembre le offerte che si raccoglieranno alle messe saranno destinate alla congregazione per le opere che ha in Africa.

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