Attualità (16-06-2013)

LA CROCE E LA SPADA

“ Beati gli operatori di pace” (Mt 5, 9), e“Cristo è la nostra pace” (Ef 2, 14): Ho meditato a lungo queste affermazioni del Vangelo di Matteo e della lettera di S. Paolo agli Efesini già nei primi anni di ministero, al punto da maturare la convinzione che la pace è un valore assoluto della teologia e della testimonianza cristiana, perché testimoniare la pace è testimoniare Cristo. Allo stesso tempo ho maturato una convinta posizione pacifista e antimilitarista, che mi portò allora a sostenere l’obiezione di coscienza e a promuovere, quando si discuteva il rinnovo del Concordato tra Stato e Chiesa, il distacco dell’Ordinario militare e dei cappellani dalla struttura gerarchica delle Forze Armate, affidando l’assistenza religiosa nelle caserme alle chiese locali, come avviene per le carceri e gli ospedali. L’esperienza della direzione della Caritas Italiana, che formava ogni anno circa due mila obiettori di coscienza in servizio civile e poi della Scuola nazionale di Educazione alla pace, mi hanno confermato in questa convinzione.
Quest’anno ricorre il 17° centenario dell’editto di Costantino (313 d.C.) che segnò la fine delle persecuzioni dei cristiani e l’inizio della libertà religiosa per tutti. La leggenda dice che Costantino ottenne la vittoria su Massenzio a Ponte Milvio grazie alla croce posta come segno sulle armi dei suoi soldati.
Da allora sono numerose le occasioni in cui si è arruolata la croce come arma di guerra. Basta ricordare Il “Dio lo vuole” delle crociate e il “Gott mit uns” (“Dio è con noi”) d’infausta memoria.  Anche oggi si mette insieme croce e spada e si arriva a definire “giuste” e “sante” certe guerre.
La croce non può intrecciarsi con la spada; essa sta bene accanto a chi soffre per la guerra, per la violenza e l’ingiustizia, non accanto a chi procura queste esperienze.
Avrei desiderato che il due giugno, festa della Repubblica, si rinunciasse alla parata militare, anche se assai ridotta nei costi e nella retorica.
Ho cercato su internet il ministero della Difesa e sui riferimenti religiosi ho trovato i vari santi protettori dei corpi militari: S: Gabriele, S. Barbara, S. Michele, S. Giorgio, S. Maurizio… Con mia grande sorpresa ho letto la notizia di una recente cerimonia nella quale si è nominato Papa Giovanni XXIII patrono dell’esercito italiano. E’ il Papa universalmente conosciuto come “buono” e che ha scritto un’enciclica che, con il Concilio Vaticano II°, è il suo più bel monumento: la “Pacem in terris”, dove definisce “pazzia” la sola idea della guerra. Vien proprio da dire: “non c’è più religione”.

NOTIZIE DA YALGO (Burkina faso)

Enzo Del Bucchia, il nostro volontario che si trova per un po’ di tempo presso la missione di Ialgo in Burkina Faso, ha scritto una lettera:
Caro Bruno, finalmente sono riuscito a trovare un collegamento. Qui il caldo è tremendo, ma mi ci sto abituando. Abbiamo svuotato un container e l’abbiamo trasformato in officina. Ci abbiamo messo le biciclette, il motocoltivatore e tutti gli altri attrezzi. In settimana le suore dovrebbero trasferirsi nella loro nuova casa (è arrivata anche la madre superiora per stare qui per sempre) e allora si libereranno le stanze dove possiamo mettere tutte le altre cose con ordine. In queste operazioni mi aiuta il guardiano Michel. Tutto il materiale sanitario e i medicinali li abbiamo già portati al dispensario medico e al centro nutrizionale dove tutte le mattine c’è la fila di mamme con i bambini malnutriti e di persone che stanno male. Le suore sono aiutate da due infermieri ma purtroppo mancano i medici. Sarebbe moto utilr trovare degli specialisti, in particolare pediatri, ginecologi e oculisti, disposti a venire anche per brevi periodi. La settimana scorsa ho distribuito le scarpe ai ragazzi del College “Valentina” (al pozzo dei Donatori c’è sempre pieno di donne a prendere l’acqua9 e ai bambini delle scuole elementari. Mi ha raccontato la maestra che uno dei bimbi è stato trovato dalla sua mamma che dormiva con le scarpe. Il corso di italiano procede benissimo. Ho uno zoccolo duro di allievi, uomini e donne, di circa 25 persone alle quali faccio lezione tutte le sere. Ieri abbiamo fatto una gita e tutti hanno cantato “Quel mazzolin di fiori”. In questi giorni c’è stata la visita pastorale del vescovo al quale ho dato una bicicletta e l’ho accompagnato in giro insieme all’abbè Clement.
Qui i problemi sono ancora molti, ma li affrontiamo con coraggio e speranza: manca ancora la scuola materna e il centro di accoglienza poer le giovani mamme oltre a un pozzo per il villaggio di Taparko che non ha acqua e dista dieci chilometri da Yalgo.
Tanti saluti e ringraziamenti a tutti. Un abbraccio e ricordami nelle tue preghiere. Enzo.

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