Attualità (15-08-2014)

IL CONCILIO E LA PAROLA DI DIO

Il 18 novembre 1965 veniva promulgata dal Concilio la Costituzione Dei Verbum, sulla Divina Rivelazione. Ci dovremmo domandare: dopo 50 anni, che cosa ne resta?
Benedetto XVI ha affermato che essa rappresenta un punto fermo e di non ritorno per la chiesa cattolica, che è uscita da un periodo molto triste per quanto riguarda l’uso delle Scritture.
Ecco alcune luci e ombre di questi cinquant’anni.
La Dei Verbum ha rappresentato, per l’intera chiesa cattolica, la fine di una lunga stagione nella quale la Bibbia era confinata ai margini della pastorale. Con il Concilio, i cattolici possono finalmente riconciliarsi con la parola di Dio e riscoprirla come fondamento dell’intera vita della chiesa.
La liturgia torna ad essere centrata sull’annuncio della parola, che non ha più un ruolo marginale; nella liturgia festiva in particolare la scelta delle letture è molto ampia e comprende anche l’Antico Testamento. Pregare con la Bibbia non sembra più una stranezza, o un pericoloso vezzo “protestante”, come qualcuno teme.
L’esegesi biblica non è più qualcosa che riguarda soltanto gli addetti ai lavori o che addirittura spaventa e tiene lontani dalle Scritture stesse.
Quanto alla catechesi, essa dovrebbe aver ben compreso come non si possa prescindere dalle Scritture nel cammino della formazione cristiana. Anche nella catechesi dei bambini si è sviluppata l’intuizione, che fu di don Lorenzo Milani: il catechismo come lettura del Vangelo. Il testo di ogni cammino catechistico non può che essere la Scrittura.
Per quanto riguarda la catechesi degli adulti, sono numerose le iniziative centrate sull’ascolto, lo studio, la condivisione della Parola.
Si comprende sempre di più che la Bibbia richiede una necessaria attualizzazione, perché diventi realmente “contemporanea” di ogni suo lettore.
La Dei Verbum segna un ritorno della chiesa alle fonti della Scrittura, all’interno di un concetto molto più ampio di ciò che intendiamo per “Tradizione”.
Nel dialogo della chiesa con il mondo, la Bibbia non è una fonte di verità assolute da difendere e da proporre a un mondo che in realtà le ha già rifiutate. La Scrittura è piuttosto quell’annuncio di salvezza nel quale “il padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con essi “ (Dei Verbum 22).
Ma ci sono anche delle ombre.
A cinquant’anni dal Concilio, la Bibbia resta ancora un’illustre sconosciuta per moltissimi cattolici; non di rado si riscontrano ancora opposizioni di principio, e spesso si afferma che la spiegazione della Scrittura è dannosa, perché “confonde le idee” e il confronto dei fedeli su di essa, si dice, va spesso a finire in gossip e politica.
Sono posizioni sommarie, affermate dai tradizionalisti e da qualche movimento che ancora vedono nell’uso delle Scritture una deriva “protestante”, e che oppongono ad essa pratiche devozionali, apparentemente più rassicuranti. Anche network molto diffusi (ad es. Radio Maria) contribuiscono ai sospetti verso la Scrittura.
Nonostante il rinnovamento liturgico, l’omelia, un tema sul quale papa Francesco è intervenuto ampiamente, non sempre nasce dalla Parola, anzi, spesso, prescinde addirittura da essa..
Non è ancora passata all’interno del popolo di Dio la lettura personale e costante della Parola di Dio in un contesto di preghiera da parte dei laici. Gli stessi catechisti sono spesso troppo lontani dal testo biblico e snobbano una formazione di questo tipo.
Una lettura dogmatica della fede contrappone, talora, la Bibbia al Catechismo della chiesa cattolica e mette quasi il Magistero in una posizione superiore alla parola di Dio, e non al servizio di essa. Non è un caso che proprio dal clero più giovane, e non di rado più tradizionalista, vengano le maggiori resistenze all’uso della Bibbia.
Sia Benedetto XVI che Francesco ci ricordano la gioia che nasce dall’incontro con la parola di Dio; dobbiamo chiederci se davvero nel popolo di Dio le Scritture riescono a “scaldare il cuore” come ai discepoli di Emmaus.
Una strada importante è certamente quella dei gruppi di ascolto, come noi attuiamo da tempo nella nostra Unità Pastorale e che il nostro vescovo propone con decisione nella sua lettera alla diocesi del 12 luglio, per il prossimo anno pastorale. In questi incontri la Scrittura diviene davvero vita per ogni credente.

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