Attualità (15-08-2013)

DOPO LA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’

Spesso nelle giornate mondiali della gioventù celebrate da Giovanni Paolo II°, da Benedetto XVI° ed ora anche da Papa Francesco si è visto il limite nel loro essere eventi eccezionali: i giovani tornano a casa, nelle loro parrocchie, e non trovano in esse la possibilità di sperimentare emozioni ed entusiasmi analoghi, finendo a volte persino per restare delusi della pochezza di iniziative che tentano di riprodurre l’intensità delle Giornate Mondiali della Gioventù con eventi di dimensione ben più ridotta. E così una certa pastorale giovanile, ma non solo, rischia di scoprirsi incapace di convogliare nel vissuto concreto della parrocchia e di attendere il ripetersi di eventi straordinari per sostenere l’ordinario della vita cristiana.
Mi sembra di poter dire, invece, che lo stile pastorale di papa Francesco ha tutti gli elementi per essere ripreso e applicato anche nelle realtà più semplici e normali e divenire il modo ordinario di testimoniare la fede. Quale vescovo, infatti non può a sua volta fermarsi a incontrare e scambiare due parole con i suoi fedeli, entrare nelle case dei più poveri a prendere un caffè, visitare il carcere, abbracciare gli stranieri per far sentire che l’amore per l’umanità tutta vissuto da Cristo non conosce frontiere? E quale prete non può a sua volta proporsi di incontrare e salutare ad una ad una le persone affidate alla sua cura pastorale, conoscerne le gioie e le differenze, seguirne il faticoso cammino quotidiano di ricerca di senso? E quale giovane non p0uà impegnare le sue energie ad alleviare le sofferenze di chi gli sta accanto, convogliare il suo entusiasmo nel prendersi cura dei suoi coetanei e dei più piccoli, dialogare con chi lo ha preceduto nel cammino della fede? E quale comunità cristiana non può “uscire per le strade”, “andare nelle periferie”, spogliarsi delle sue sicurezze, accogliere il diverso?
Quanto abbiamo visto fare e sentito dire da papa Francesco nei suoi giorni in Brasile costituisce un esempio alla portata di tutti, una possibilità offerta per rendersi conto che la vita cristiana è fondamentalmente semplice. Può comportare e comporta fatiche, sofferenze, difficoltà nel rinunciare alla mentalità di questo mondo, nell’aprirsi alla solidarietà, nel bandire l’egoismo e l’interesse personale, ma è così vicina all’anelito più profondo del nostro cuore, al nostro desiderio di pace,, di giustizia, di fratellanza universale. “Se il papa viene da noi, nulla sarà più come prima!”, hanno detto gli abitanti della favela Varginha. Chissà se i poveri dei nostri quartieri e delle nostre periferie potranno presto dire lo stesso: “se un vescovo, un prete, un cristiano, un giovane, una comunità cristiana si china su di noi, ci sta accanto, ci ascolta, ci parla, nulla sarà più come prima”.

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