Attualità (11-08-2013)

IL GRANDE COMPITO:  TRADURRE LA FEDE NEL  LINGUAGGIO DI OGGI

Sabato 17 e domenica 18 si terrà a Casoli di Camaiore una “due giorni” di studio e di confronto per i catechisti della nostra Unità Pastorale. L’appuntamento fondamentale a cui sono invitati tutti I catechisti già attivi e anche quanti, ci auguriamo numerosi, vogliono condividere questo “grande compito” per i cristiani e per la Chiesa che è quello di “tradurre” la fede “nei termini e nei modi di pensare del nostro tempo. Si tratta in effetti di “un grande compito” che non può essere relegato al gruppuscolo dei catechisti, né può solo riguardare un settore dell’attività della nostra Unità Pastorale, ma tutto il suo modo di essere nel nostro territorio e nel nostro tempo.
Tradurre la fede nel linguaggio della cultura moderna significa non solo rivestirla di nuove parole, ma inserirla con giusto discernimento, nei nuovi valori che questa cultura ha fatto emergere, ripensandola in sintonia con essa e mantenendola immune dai valori eventualmente negativi che in essa si trovano.
Per ben tradurre bisogna lasciarsi “ospitare” dalla lingua in cui si traduce ed “ospitare” nella nostra la lingua altrui; cioè accettare e offrire una vera e propria ospitalità culturale, accoglienza dell’altro e disponibilità a modificarsi e modellarsi in relazione reciproca con l’altro. Per fare una buona traduzione è necessario essere “bilingui”, conoscere, cioè, non solo il nostro linguaggio e la nostra cultura, ma anche quelli dell’altro. Solo così si può effettivamente dialogare e comunicare.
Tutto ciò vale anche per la traduzione della fede nel linguaggio moderno secolare.
Il cristiano e le comunità cristiane non riusciranno a farne una buona traduzione, comprensibile e fedele, se non sono ben radicati ad un tempo nel linguaggio evangelico della fede e in quello della cultura moderna; in questo senso “bilingue” tra fede e cultura nella propria vita prima ancora che nei propri pensieri e nelle proprie parole. Una buona “traduzione” del Vangelo è già di per sé stessa “evangelizzazione”, effettiva comunicazione del Vangelo.
In ordine a questo “grande compito” di traduzione della fede, bisogna riconoscere con gratitudine di dipendere in larga misura da quanto, con svolta epocale, ha fatto il Concilio Vaticano II° nel suo impegno ad “aggiornare”, come diceva Papa Giovanni XXIII° la fede cristiana per meglio testimoniare ed annunciare la novità di Cristo all’uomo moderno.
Benedetto XVI°, dedicando il sinodo della Chiesa cattolica alla “nuova evangelizzazione” e proclamando un “anno della fede” in occasione dei 50 anni dall’apertura del Concilio , ci ha detto anche che tanto cammino resta ancora da fare, e che esso ha bisogno del contributo diversificato di tutti i credenti e di tutta la comunità. La novità che Papa Francesco viene portando nella Chiesa con gli atteggiamenti e con le parole mostrano bene questa apertura.
Il contributo che la “due giorni” vuole offrire sarà sulla linea della ricerca e della individuazione di alcune indicazioni e prove di traduzione. Sarà un’esperienza nuova di ricerca e di confronto a cui ognuno darà il proprio contributo a seconda delle preferenze e competenze “linguistiche” e delle diverse esperienze di fede che ciascuno ha incontrato e fatto in prima persona.
Vogliamo mettere insieme l’apporto del maggior numero possibile di cristiani e cristiane impegnati e che si vogliono impegnare nel ripensare e trasmettere la fede in qualità di catechisti, educatori, genitori, animatori… nell’intento sia di meglio comprendere il mondo moderno, sia per ripensarvi e ritradurvi la nostra fede.
Sarà la volta buona di confrontare due modelli di fede e di linguaggio che nella nostra comunità al momento convivono ignorandosi, o, addirittura, cercano di prevalere l’uno sull’altro. Da una parte la fede legata al “sacro”, che comporta esteriorità e visibilità, intangibilità, uniformità, fissità, autorità, timore dell’intervento divino, ripetizione passiva, dogmatismo… dall’altra la fede legata al “simbolo”, che comporta creatività, ispirazione interiore, diversità pluralità in dialogo e in comunione, riflessione personale, adesione per convinzione, ricerca spirituale, esperienza vissuta di una presenza che pervade tutta la vita, rivelazione del divino a partire da ogni realtà creata…
Qualcuno dirà che la contrapposizione è troppo netta, ma è utile per evidenziare due orientamenti differenti che gli uomini e le donne di oggi, adulti e ragazzi, percepiscono subito come in sintonia con il proprio sentire e con il proprio linguaggio, oppure come residuo di una religiosità e di un linguaggio arcaico che non sono, né possono essere i loro.
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