Attualità (1-11-2015)

SEGNI DEL POTERE O POTERE DEI SEGNI

Essere cristiani, evangelicamente, significa vivere la missione con passione, a fianco degli ultimi. Se i credenti vivessero con coerenza questa affermazione produrrebbero effetti devastanti nell’attuale situazione. Basti pensare alla persistente dissennatezza dei poteri che governano le sorti politiche ed economiche del mondo, fino alle nostre piccole realtà locali. Per non parlare dello sconquasso valoriale derivante da una concezione fortemente materialistica dell’esistenza umana e dalle derive di certi fondamentalismi che si impongono con violenza sul palcoscenico della storia. In questa baraonda, in cui è sempre più difficile cogliere la linea di demarcazione tra bene e male, si avverte l’esigenza di un nuovo umanesimo, nella consapevolezza che, come ci ha insegnato il Concilio, “solamente nel mistero del verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo” (Gaudium et Spes, 22).
Papa Francesco, nella Evangelii Gaudium, ci rammenta che la missione non può essere intesa come occupazione manu militari, in modo da sottomettere gli altri alle nostre convinzioni, riducendo la fede ad un rigido compendio di prescrizioni. Si tratta piuttosto di vivere il Vangelo andando con speditezza nelle periferie del mondo e manifestando una chiara predilezione per i poveri. “ Come si può affermare di amare Dio che non si vede se non lo si riconosce nel fratello in difficoltà che ci passa accanto?”, si chiede Papa Francesco. E ancora: “Rimanere sordi a quel grido, quando noi siamo gli strumenti per ascoltare il povero, ci pone fuori della volontà del Padre e del suo progetto”.
Spesso però avvertiamo il limite delle nostre possibilità, e allora ci adattiamo a fare quello che si è sempre fatto e a mantenere legami che oscurano la novità e la verità del vangelo.
Don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, scomparso prematuramente nel 1993, diceva: “Vedete, noi come credenti, ma anche come non-credenti,, non abbiamo più i segni del potere. Nel senso che se noi potessimo davvero risolvere tutti i problemi dei disoccupati, dei drogati, dei migranti, i problemi di tutta questa povera gente, allora, sì, avremmo i “segni del potere” sulle spalle. Però c’è rimasto, diceva sempre don Tonino, il potere dei segni, il potere di collocare dei segni sulla strada a scorrimento veloce della società contemporanea, collocare dei segni vedendo i quali la gente deve capire verso quali traguardi stiamo andando e se non è il caso di operare qualche inversione di marcia”. Il poeta messicano Salvador Diaz Miron diceva: “Sappiatelo, sovrani e vassalli, eminenze e mendicanti; nessuno avrà diritto al superfluo, finché uno solo mancherà del necessario”.
La chiesa e i cristiani non sono alla ricerca dei segni del potere, ma, consapevoli dei loro limiti e delle povere possibilità, possono offrire, anche attraverso il distacco da chi usa i segni del potere, a tutta la società il potere dei segni. Il Papa, qualche settimana fa ha chiesto ad ogni parrocchia e ad ogni comunità religiosa di accogliere una famiglia di emigranti, nella nostra unità pastorale il Centro “Ti Ascolto” accompagna e aiuta un centinaio di nuclei familiari, le nostre comunità partecipano alla messa della domenica portando anche qualche genere alimentare che poi viene distribuito ai poveri. Non sono gesti capaci di risolvere la grandezza e la complessità dei problemi, ma sono segni che hanno il potere di suscitare riflessione e di far vedere che ognuno, anche se piccolo e impotente, può far qualcosa per contribuire al bene degli altri: è il potere dei segni.

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